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quinto cantare 167

14.
Io ho, dice un di lor, bell’e trovato
Un’invenzion, che ci verrà ben fatto;
Perchè il duca Baldone è innamorato
Della Geva di corte, e ne va matto:
Ma la furba lo tiene ammartellato,
E due tavole1 dar vorrebbe a un tratto,
Tenendo il piè in due staffe, amando lui,
E parimente il duca di Montui2.
15.
Però, se noi finghiam ch’ella gli scriva
Che ’l suo rivale (adesso ch’egli ha inteso
Ch’ei s’è partito) colla gente arriva
Per volergliela su levar di peso;
E che se proprio è ver che per lei viva,
Com’ei spesso giurò, d’amore acceso;
E se gli è cara; lo dimostri, e prenda
Ed armi e bravi, e corra e la difenda.
16.
Vedrai che ’l duca torna allotta allotta,
Correndo a casa come un saettone
Con quanta ciurma ch’egli ha qua condotta,
Per voler ammazzar bestie e persone.
Or dunque tu, che sei saputa e dotta
Che non la cedi manco a Cicerone,
Scrivi la carta; chè tu sai che noi
Siam tutti un monte d’asini e di buoi.

  1. St. 14. A due tavole.ecc. Fare un viaggio e due servizi, tener duo a bada; tratto da uno dei giuochi che si fanno sul tavoliere. (Nota transclusa da pagina 230)
  2. Montui, Montughi, villaggio vicino a Firenze. (Nota transclusa da pagina 230)