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MEMORIE ORIGINALI.


Notizie sugli scavi di lignite in Valgandino, provincia di Bergamo.

Memoria dell’ingeg. architetto Luigi Tatti.

(Vedi le tav. 1, 2 e 3.)

Lo sviluppo che l’industria va prendendo nel nostro paese e l’estremo bisogno che esso tiene di buono ed abbondante combustibile come generatore di forza e di calorico, e quindi come ministro e sussidiario nelle operazioni più importanti delle nostre arti, mi ha fatto credere che non fosse senza importanza la pubblicazione di una succinta notizia intorno agli scavi di Valgandino, che sono la principale, od a meglio dire l’unica miniera di combustibile fossile attivata nel nostro regno, che se abbonda di eccellenti torbe, manca pur troppo di carboni fossili. Altri già mi hanno precorso in questo arringo con cognizioni geologiche per la loro epoca non comuni, e fra essi il Majroni da Ponte, l’Amoretti ed il Brocchi1. Quei dotti considerarono l’argomento specialmente dal lato scientifico. È mio scopo invece di discorrerne dal lato storico e dal tecnico ne’ rapporti specialmente della escavazione, nè credo senza qualche interesse pe’ miei colleghi, trattandosi di una applicazione non frequente nel nostro paese dell’esercizio della professione dell’ingegnere.

Non mi occorre ripetere minutamente i caratteri che distinguono le ligniti dai carboni fossili e dalle antraciti. Le ligniti trovansi nei terreni terziarj comprese fra
le argille plastiche, mentre i carboni fossili bisogna cercarli nei terreni secondarj e primitivi, racchiusi fra gli schisti i grès e le pudinghe. E mentre le masse dei vegetabili che formano il carbone fossile appartengono quasi esclusivamente agli acotiledoni ed al genere delle felci, dei licopodj e delle alghe, ed i resti animali che vi si rinvengono, alle famiglie dei paleoterj e dei sauroidi, esseri tutti mancati e che non potevano esistere che sotto zone torride ed estremamente umide in un periodo antichissimo in cui il calore di questa nostra terra era d’assai maggiore del moderno, ed in cui l’atmosfera affatto pregna di vapori era assai più favorevole alla vegetazione; quelle masse che compongono il lignite, se riferisconsi in gran parte a varietà di piante dicotiledoni od a bestie ora perdute, il che dinota una longevità pure grandissima e superiore alla nostra immaginazione, riferisconsi però a generi tuttora esistenti e proprj del nostro clima, come sarebbero i pini, i castagni, le noci fra i vegetabili, gli alci, le tartarughe ed i rinoceronti fra gli animali, esseri tutti assai più recenti di quelli che trovansi tra i carboni fossili. Le ligniti insomma sono i carboni fossili dei terreni terziarj. A differenza di questi ultimi la cui frattura è nera e lucida, la pasta compatta, che si gonfiano ardendo, e che contengono giusta l’analisi di Regnault dall’80 sino al 95 per % di carbonio, e pochissimo ossigeno ed azoto; le ligniti hanno un’apparenza bruna ed opaca, una tessitura spesso legnosa, si accendono con facilità ed ardono con fiamma piccola e trasparente, senza gonfiarsi, e con fumo denso ed odore acre e fetido, lasciando gran deposito di ceneri, e non contengono che dal 67 al 73 per cento di carbonio con un residuo dal 28
  1. Majroni da Ponte. Gio. Dizionario ortopedico della provincia Bergamasca, e Geologia della provincia Bergamasca.
    Amoretti Carlo. Della torba e del lignite.
    Brocchi. Memoria sul Lignite di Leffe, negli atti della Società Patriotica di Milano.