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è contenta fino a che non ha saputo il perchè di tutte le cose, e perfino quando legge s’interromperà cento volte per fare ora una domanda, ora un’altra. Ma a me, invece, che sto sempre zitta, che non mi muovo, che non alzo i miei occhi dal libro o dal lavoro, la signora maestra non pensa mai: e tutti i complimenti e le lodi sono per l’Argene!»

Ah povera Ernestina! Nessuno, più di me, sa apprezzare le tue buone qualità, la tua dolce indole, i tuoi modi gentili: ma tu non mostri alcun desiderio di sapere: ma tu resti insensibile alle bellezze della natura, ma tu, quando leggi, studi, o lavori, non chiedi mai la spiegazione di ciò che non intendi. Preferisci accumolare errore sopra errore, negligenza sopra negligenza, e taci, taci sempre. Invece l’Argene è tutt’altra cosa. Buona anch’essa come te, ha però il desiderio d’imparare, di trar profitto dai suoi studi: Non la trattiene la falsa vergogna di sembrare ignorante: essa sa che a scuola non ci vanno i dottori, e si lascia guidare dalla sua insaziabile curiosità. Dunque, mia cara Ernestina, invece di esser gelosa dell’Argene, procura d’imitarla. Domanda, domanda sempre spiegazione di quel che non sai o di quel che non intendi: Noi maestre vogliamo trattenerci con delle bambine, con de’ ragazzi vivaci e svelti, non con dei pezzi di legno. Siamo intesi? Lo spero.