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star sempre in terra e d’insudiciarsi perciò le sottanine, le mutande, le calze e perfino la camicia! Aveva il vizio di armeggiar colla brace, colla cenere, con mille intrugli dai quali una bambola per bene dovrebbe star sempre lontana... Aveva il vizio... Ma a che stare ad enumerarvi tutti i vizi di questa personcina sciatta? Voi tutte, o bambine, che avete la disgrazia di possedere qualche bambola di questo genere, mi comprenderete!

La povera Matilde era costretta a fare il bucato una volta la settimana: e noi la troviamo precisamente nell’esercizio delle sue funzioni. Guardatela: essa classifica i panni sudici della sua bambina di stucco: due paia di lenzuola di lino: quattro federine colla trina, una coperta di picchè col balzone di cambrì, due sciugamani colla frangia, tre berrettine da notte e un accappatoio ricamato. Sei camicie, parte collo sprone e parte collo scollo tondo, a guaìna, tre sottane, dieci grembiulini bianchi!!, otto paia di calze e una vera piramide di pezzuole, di golette e di trine.

Quando la Matilde ebbe appuntati, coppia per coppia, i fazzoletti, le calze, le golette e gli altri capi più minuti, buttò tutti i suoi panni in un conchino pieno d’acqua pura e si mise a smollarli. Smollare vuol dire insaponar la biancheria e stropicciarla affine di mandar via le macchie e l’unto.