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Pensarono di fare un po’ di corredino alla bambola, alla bambola nuova, che doveva patire un gran freddo nella sua vesticciuola di tarlantana rossa, a picchiolini d’oro.

— Ci rifaremo dalla camicia, disse la Sofia. Mentre tu taglierai i gheroni e gli attaccherai al corpo, io taglierò lo sprone e le maniche.

— Dobbiamo guarnirgliela? chiese la Matilde.

— Sicuro. Adopreremo questo bigherino vecchio che la mamma staccò ieri dalla sua sottovita.

— Guarda se in questo pezzetto di peloncino si potesse ricavare un paio di mutande, Sofia!

— Eccome! Eccotele bell’e tagliate. Anzi, siccome mi paiono un po’ lunghette, bisognerà far qualche tessitura sull’orlo.

— Brava. Ora stanno dipinte. E ora? Sarà necessario farle la fascetta?

— No davvero. Sai bene che la mamma non approva l’uso del busto. Le stecche e le molle saranno forse buone per chi ha dei chilogrammi di carne da buttar via, ma con un personalino svelto qual’è quello della bambola, mi pare un di più. Facciamole piuttosto la camiciuola.

— Hai ragione. La camiciuola di lana, e dovrebb’esser sempre di lana, mantiene sul petto un calore temperato, eguale, e preserva chi la porta, dalle infreddature e dai reumi.