Pagina:Lettera pastorale in occasione della Quaresima per l'anno 1830 (Morozzo della Rocca).djvu/19

 
 
17


del vincolo conjugale. Or questo allora solamente avverrà, quando il popolo Cristiano sia con accuratezza ammaestrato, che il Matrimonio regolare si debbe a norma non pure della umana, ma e della legge divina; che esso non ha da essere considerato come cosa terrena, ma sagra; e che perciò esso rimane onninamente sottoposto alla Chiesa di Dio. Perocchè quella alleanza maritale, che prima ad altro non mirava che ad aver prole, ed allevarla pel secolo, ora, sendo stata da Cristo nostro Signore innalzata alla dignità di Sagramento, e di doni celesti arricchita, dando la grazia alla natura la perfezione, non tanto si gode d’aver da sè figliuolanza, quanto di poterla allevare per Dio, e per la Religione divina; e così di propagare si studia adoratori del Nume verace. Conciossiachè egli è manifesto, e certo che questa union maritale, di che l’autore è Dio, significa quella eterna, e somma unione che vi ha tra Cristo Signore, e la Chiesa; e questa strettissima società di marito e moglie è dessa un vero Sagramento, vale a dire un sagro segno di quell’amore eterno, che Cristo porta alla Chiesa sua Sposa. È forza pertanto che così sieno i popoli ammaestrati,1 e che loro si spieghi e quello che fu colle regole della Chiesa, e co’ Decreti dei Concilj prescritto su questo proposito, e quello che fu condannato, affinchè sappiano ciò eseguire che alla forza del Sagramento partiene, e non osino por mano temeraria a quello che la Chiesa già detestò; e


  1. Si legga il Catech. Rom. ai Parochi sul Matrim.