Pagina:Leopardi - Paralipomeni della Batracomiomachia, Laterza, 1921.djvu/22

12 i - versi

vengono tosto, e innanzi a te s’abbassa
l’onda e t’apre la via; né s’alza il vento:
170ché tu del mar l’impero in sorte avesti.
     Ma qual potrò chiamarti, o del tridente
agitatore? altri Eliconio33, ed altri
t’appella Suniarato34. A Sparta detto
sei Natalizio35, ed Ippodromio a Tebe36,
175in Atene Eretteo. Chiamanti Elate38
molti altri, e molti di Trezenio39 o d’Istmio40
ti dánno il nome. I tessali Petreo
diconti41, ed altri Onchestio, ed altri pure
Egeo ti noma42 e Cinade e Fitalmio43.
180Io dirotti Asfaleo, poiché salute
tu rechi a’ naviganti44. A te fa voti
il nocchier quando s’alzano del mare
l’onde canute, e quando in nera notte
percote i fianchi al ben composto legno
185 il flutto alti-sonante, che s’incurva
spumando, e stanno tempestose nubi
su le cime degli alberi, e del vento
mormora il bosco al soffio (orrore ingombra
le menti de’ mortali), e quando cade
190precipitando giú dal ciel gran nembo
sopra l’immenso mare. O dio possente,
che Tenaro e la sacra onchestia selva45
e Micale e Trezene ed il pinoso
Istmo ed Ega e Geresto46 in guardia tieni,
195soccorri a’ naviganti; e fra le rotte
nubi fa’ che si vegga il cielo azzurro
ne la tempesta, e su la nave splenda
del sole o de la luna un qualche raggio
o de le stelle, ed il soffiar de’ venti
200cessi; e tu l’onde romorose appiana,
sí che campin dal rischio i marinai.
O nume, salve, e con benigna mente
proteggi i vati che de gl’inni han cura.