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c. » — 340 — Pag. 129,4 - Giustamente è »tato qui ricordato il seguente luogo del ROUSSEAU, Nouvelle Heloïse, lettera XXX11: « Toutes les grandes passions se forment dans la solitude; on n’a point des semblables dans le mende, où nul objet n a le temps de faire une profonde impression, et où la multitude des goûts énerve la force des sentiments » (LOSACCO, Leopardiana, in Giom. stor. letter. ital., XXV11J, 1896, pag. 276). Pag. 135, 12 - H pr esente, il diletto presente. Cfr. sopra pag. 96. Pag. 135, 15 - Postilla marg. dell'autografo: « II. X11J, 636-7 ». Agli stessi versi pur s’era riferito in un pensiero del 22 nov. 1820 (Zibald. 1, 405): « Tutte le cose vengono a noia colla durata, anche i diletti più grandi: lo dice Omero, lo vediamo tutto giorno. La monotonia è insoffribile. Ma un grande e forse sommo rimedio di questo male è lo scopo. Quando l’uomo si propone uno scopo o dell’azione o anche dell'inazione, trova diletto anche nelle cose non dilettevoli.... Io non credo che per altra più capitale, universale ed intima ragione, gli studi siano agli studiosi come un'eccezione dalla regola generale, cioè la continuazione di essi non pregiudichi quasi mai al piacere. Vedete tutto giorno delle persone che non leggono per altro fine che di passare il tempo, trovar gran diletto nelle prime pagine di un libro e non poterne arrivare al fine senza noia, quando anche quel libro abbia per se stesso tutti i mezzi per dilettare in seguito come nel principio.... Al contrario lo studioso che della lettura si prefìgge sempre uno scopo, quando anche leggesse per ozio o per passatempo ». Pag. 136, 19 * Lezione, arcaismo, usato qui per non ripetere lettura. Pag. 138, 2.4 - E da notare la sostituzione fatta nell’edizione del *34 del nome di Galileo a quello del Locke, e del nome di Shakespeare a quello del Milton. 11 motivo della sostituzione, in entrambi i casi, non è forse da ricercare te non nel desiderio di menzionare nomi di sommi, universalmente riconosciuti per tali. Il pensiero espresso in questo luogo, e che qui l'autore rinunzia a svolgere, perché lo dilungherebbe troppo dal proposito, era stato infatti largamente sviluppato qualche anno prima da lui stesso nello Zibaldone, dove il 7 sett. ‘21 (III, 287-8) scriveva: «Quanto l'immaginazione contribuisca alla filosofia (ch' è pur tua nemica), e quanto tia vero che il gran poeta in diverte circottanze avria potuto ettere un gran filosofo, promotore di quella ragione eh* è micidiale al genere da lui profittato, e viceverta il filotofo, gran poeta, osserviamo (t/c). Proprietà del vero poeta è la facoltà e la vena delle similitudini (Omero 6 noir/T/,; n' è il più grande e fecondo modello). L’animo in entusiasmo nel caldo della passione qualunque ec. ec. ditcopre vivittime to'niglianze fra le cote. Un vigore anche passeggero del corpo, che influisca tulio spirito, gli fa vedere dei ‘rapporti fra cote ditparatiitime, trovare dei paragoni, delle timililudiui astrusissime e ingegnosissime..., gli mostra delle rela— 341 —