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Pag. 13.9- IO - Invidiasse, nel significato del IhL incidete, negare. Pag. 13, 14 - Speciosissime, altro latinismo; bellissime. Pag. 14,11 - Università, ora si direbbe ‘universalità*. Pag. 15,2 - Maggioranza, superiorità. Pag. 15,4 - Ingegno, altro latinismo: indole, natura. Pag. 15,11 - Campare, sfuggire, evitare. Pag, 15,19 - Cfr. Ad Angelo Mai, 116-20. Pag. 15,22 - « La speranza è una delle più belle [tra le care illusioni] e la misericordia della natura ce ne ha forniti in modo, che difficilmente possiamo perderla » : Lett. del 14 agosto 1820. Pag. 16, I - Cfr. il Parini, pp. 157-8. Pag. 16,9-10 - Cfr. Ginestra, 103-5. Pag. 16,20 - Cfr. Ad Angelo Mal, 87-90. Pag. 17, 6 - Allusione ai sogni dell’umanitarismo allora di moda, sferzato anche dalla satira della Palinodia, 42-5. Pag. 17, 11-12 - Non perchè, come dirà nel Plotino, l’uccidersi sia infine « il più schietto, il più sordido, e certo il men bello e men liberale amore di se medesimo »; ma perché, quando tante siano le acerbità della vita, il privarsene non può né pure esser prova di fierezza d’animo: non può assumere nemmeno quel valore che ha l’atteggiamento titanico di Bruto e di Saffo. Pag. 17,23 - Cfr. Ad A. Mai, 129: « Amor, di nostra vita ultimo inganno ». Pag. 18, I - Al dolce pensiero d’amore, nel Pensiero dominante, 111-6; « Ma di natura, | Infra i leggiadri errori, | Divina sei; perché si viva e forte, | Che incontro al ver s’adegua, | Né si dilegua pria, che in grembo a morte *. Pag. 19, 18 - Fole derise nella Ginestra, 189-94 e nei Paralipomeni, VII, 15. Pag. 19,23 - CATULLO, Epital. 384 ss: Praesentes namque, ante, domos inoisere castas | Heroum, et sese mortali ostendere coetu \ Coelicolae, nondum spreta pietate, solebant.... | Sed postquam tellus scelere est imbuto nefando, | Iustitiamque omnts cupida de mente fugarunt,... | Omnia fanda. nefanda malo permixta furore \ Iuslificam nobis mentem avertere Deorum, , Quae nec tales dignantur visere coetus | Nec se contingi patiuntur lumine sacro Pag. 20,5 - Distinto dall’Amore terrestre, figlio della Venere terrestre secondo la famosa distinzione fatta da PLATONE nel Convito, dove si avverte che « ogni operazione, per sè considerata, non è né bella, né bruita... ma tale riesce qual’ è la maniera nella quale essa è fatta. Se fatta onestamente e dirittamente, è bella; se no, è brutta. Cosi anche l’Amore... » (Cap. VII»), Pag. 20, 10- Non si era tolto, non perchè gli antichi non seppero elevare l’amore a sentimento ideale, ed esso fu, al dire del Foscolo (Sepolcrii, 177) « in Grecia nudo e nudo in Roma » : ma perchè, rappr