Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/338

18 — 274 — in quel solo modo che hanno gli uomini di fuggirla? che è quello di tormi dal mondo: perché mentre son vivo, io non la posso schifare. E come sarà vero che la natura mi vieti di appigliarmi alla morte, che senza alcun dubbio è il mio meglio; e di ripudiar la vita, che manifestamente mi viene a esser dannosa e mala; poiché non mi può valere ad altro che a patire, e a questo per necessità mi vale e mi cdhduce in fatto? PLO. A ogni modo queste cose non mi persuadono che 10 T uccidersi da se stesso non sia contro natura : perché il senso nostro porta troppo manifesta contrarietà e abborri- mento alla morte: e noi veggiamo che le bestie; le quali (quando non sieno forzate dagli uomini o sviate) operano in ogni cosa naturalmente; non solo non vengono mai a 15 ,questo atto, ma eziandio per quanto che sieno tribolate e misere, se ne dimostrano alienissime. E in fine, non si trova, se non fra gli uomini soli, qualcuno che lo commette: e non mica fra quelle genti che hanno un modo di vivere naturale; che di queste non si troverà niuno che non 1 20 abbomini, se pur ne avrà notizia o immaginazione alcuna; ma solo fra queste nostre alterate e corrotte, che non vivono secondo natura. POR. Orsù, io ti voglio concedere anco, che questa Ì azione sia contraria a natura, come tu vuoi. Ma che vai questo; se noi non siamo creature naturali, per dir cosi? intendo degli uomini inciviliti !l*. Paragonaci, non dico ai viventi di ogni altra specie che tu vogli, ma a quelle nazioni là delle parti dell’ India e della Etiopia, le quali, come si dice, ancora serbano quei costumi primitivi e silvestri ; e a 30 fatica ti parrà che si possa dire, che questi uomini e quelli sieno creature di una specie medesima. E questa nostra, come a dire, trasformazione; e questa mutazion di vita, e massimamente d’ animo ; io quanto a me ho avuto sempre