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più dannose e lacrimevoli a chi le riceve. Ma ricevute che sono, con difficoltà si fugge il loro danno : e da altra parte, a questi tempi, quasi I’ unica utilità che elle possono dare, si è questa gloria che talvolta se ne ritrae con applicarle alle lettere e alle dottrine. Dunque, come fanno quei poveri, 5 che essendo per alcun accidente manchevoli o mal disposti di qualche loro membro, s’ ingegnano di volgere questo loro infortunio al maggior profitto che possono, giovandosi di quello a muovere per mezzo della misericordia la liberalità degli uomini; cosi la mia sentenza è, che tu debba IO industriarti di ricavare a ogni modo da coteste tue qualità quel solo bene, quantunque piccolo e incerto, che sono atte a produrre. Comunemente elle sono avute per benefizi e doni della natura, e invidiate spesso da chi ne è privo, ai passati o ai presenti che le sortirono. Cosa non meno 15 contraria al retto senso, che se qualche uomo sano invidiasse a quei miseri che io diceva, le calamità del loro corpo; quasi che il danno di quelle fosse da eleggere volentieri, per conto dell’infelice guadagno che partoriscono. Gli altri attendono a operare, per quanto concedono 20 i tempi, e a godere, quanto comporta questa condizione mortale. Gli scrittori grandi, incapaci, per natura o per abito, di molti piaceri umani ; privi di altri molti per volontà ; non di rado negletti nel consorzio degli uomini, se non forse dai pochi che seguono i medesimi studi ; hanno per 25 2 A danno ; — 2-3 A parte ai nostri tempi — 3 A dare — 6 AMF alcuno — 10 A è — Il AM queste — 14 A privo — ISA corpo, — 19 A volentieri — 20 A operare — 21 A godere — 22 A incapaci — 23 A abito — umani, — volontà, — 25 A studi, I pos(siede) — 3 pressoché l’unico frutto — possono comunemente dare — 5 come quei — I I coteste — 19 del tristo — 20 operare quanto — 24-25 se non da quei pochi che fanno professione dei —