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quali in altro tempo furono o sarebbero potuto essere dilettati oltre modo; e se bene hanno ancora l'intelligenza e la perizia necessaria a conoscerne il pregio, pure non vi sentono altro che tedio; perché non si aspettano da loro alcuna utilità. 5 CAPITOLO SETTIMO. Fin qui si è detto dello scrivere in generale, e certe cose che toccano principalmente alle lettere amene, allo studio delle quali ti veggo inclinato più che ad alcun altro. Diciamo ora particolarmente della filosofìa ; non intendendo IO però di separar quelle da questa ; dalla quale pendono totalmente. Penserai forse che derivando la filosofia dalla ragione, di cui 1’ universale degli uomini inciviliti partecipa forse più che dell* immaginativa e delle facoltà del cuore; il pregio delle opere filosofiche debba essere conosciuto 15 più facilmente e da maggior numero di persone, che quello de poemi, e degli altri scritti che riguardano al dilettevole e al bello. Ora io, per me, stimo che il proporzionato giudizio e il perfetto senso, sia poco meno raro verso quelle, che verso queste. Primieramente abbi per cosa certa, che 20 a far progressi notabili nella filosofia, non bastano sottilità d ingegno, e facoltà grande di ragionare, ma si ricerca 2 A modo, — 2 AMF la — 3 AMF e perizia — 4 A tedio, — Il A questa, — 14 AMF manca forse — della — 16 AMF molto piò — 17 A poemi 18 A io — me — I9A senso — AMF men — 20 A questi - 22 A d’intelletto 2 e al presente se bene — 3-4 pregio, contattociò non si aspettando da oro alcuna utilità, non vi provano altro che noia - 7 s’è — ed alcune — 12 Reputerai che — 13 uomini partecipa — 19 raro intorno a questi "• C a tlue^e [circa quelle che circa questi] — 22 facoltà di ragionare, quanto 1 voglia grande, - 138 —