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derla e dissimularla a se medesimo, e favori sopra ogni altro quelle opinioni e quegli effetti che servono a distornarla, come quello che per suo proprio esperimento era chiarito della miseria che nasce dalla perfezione e sommità della sapienza. Nel qual proposito si potrebbero allegare alcuni esempi molto illustri, massimamente de’ moderni. E in vero se i nostri filosofi intendessero pienamente quello che s’affaticano di promulgare, o (posto che l’intendano) se lo sentissero, vale a dire, se l’intendessero per prova, e non per sola speculazione; in cambio d’aversi a rallegrare di queste conoscenze, ne piglierebbero odio e spavento; s’ingegnerebbero di scordarsi quello che sanno e quasi di non vedere quello che vedono; rifuggirebbero, il meglio che potessero fare, a quegl’inganni fortunatissimi che, non questo o quel caso, ma la natura universale avea posto di sua propria mano in tutti gli animi; e finalmente non crederebbero che importasse gran cosa il persuadere altrui che niuna cosa importa quando anche paia grandissima. E se fanno questo per appetito di gloria, conce-