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     Eran calde le tue ceneri sante,
Non domito nemico
De la fortuna, al cui sdegno e dolore
Fu più l’averno che la terra amico:
65L’averno; e qual non è parte migliore
Di questa nostra? E le tue dolci corde
Tremolavano ancora
Dal tocco di tua destra o sfortunato
Amante. Ahi dal dolor comincia e nasce
70L’italo canto. E pur men grava e morde
Il mal che n’addolora.
Del tedio che n’affoga. Oh te beato
A cui fu vita il pianto. A noi le fasce
Cinse la noia, e siede accanto il nulla
75Immoto e ne la tomba e ne la culla.