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46 pensieri - lxxvii-lxxviii

LXXVII.

La sanitá del corpo è riputata universalmente come ultimo dei beni, e pochi sono nella vita gli atti e le faccende importanti, dove la considerazione della sanitá, se vi ha luogo, non sia posposta a qualunque altra. La cagione può essere in parte, ma non però in tutto, che la vita è principalmente dei sani, i quali, come sempre accade, o disprezzano o non credono poter perdere ciò che posseggono. Per recare un esempio fra mille, diversissime cause fanno e che un luogo è scelto a fondarvi una cittá, e che una cittá cresce di abitatori; ma tra queste cause non si troverá forse mai la salubritá del sito. Per lo contrario non v’è sito in sulla terra tanto insalubre e tristo, nel quale, indótti da qualche opportunitá, gli uomini non si acconcino di buon grado a stare. Spesso un luogo saluberrimo e disabitato è in prossimitá di uno poco sano ed abitatissimo: e si veggono continuamente le popolazioni abbandonare cittá e climi salutari, per concorrere sotto cieli aspri, e in luoghi non di rado malsani, e talora mezzo pestilenti, dove sono invitate da altre comoditá. Londra, Madrid e simili, sono cittá di condizioni pessime alla salute, le quali, per essere capitali, tutto giorno crescono della gente che lascia le abitazioni sanissime delle province. E senza muoversi de’ paesi nostri, in Toscana Livorno, a causa del suo commercio, da indi in qua che fu cominciato a popolare, è cresciuto costantemente d’uomini, e cresce sempre; e in sulle porte di Livorno, Pisa, luogo salutevole, e famoso per aria temperatissima e soave, giá piena di popolo, quando era cittá navigatrice e potente, è ridotta quasi un deserto, e segue perdendo ogni giorno piú.

LXXVIII.

Due o piú persone in un luogo pubblico o in un’adunanza qualsivoglia, che stieno ridendo tra loro in modo osservabile, né sappiano gli altri di che, generano in tutti i presenti tale