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pensieri - lx-lxiii | 39 |
ogni uomo da bene, all’aprire o leggere un libro moderno, senta pietá di quelle carte e di quelle forme di caratteri cosí terse, adoperate a rappresentar parole sí orride, e pensieri la piú parte sí scioperati.
LX.
Dice il La Bruyère una cosa verissima; che è piú facile ad un libro mediocre di acquistar grido per virtú di una riputazione giá ottenuta dall’autore, che ad un autore di venire in riputazione per mezzo d’un libro eccellente. A questo si può soggiungere che la via forse piú diritta di acquistar fama, è di affermare con sicurezza e pertinacia, e in quanti piú modi è possibile, di averla acquistata.
LXI.
Uscendo della gioventú, l’uomo resta privato della proprietá di comunicare e, per dir cosí, d’ispirare colla presenza sé agli altri; e perdendo quella specie d’influsso che il giovane manda ne’ circostanti, e che congiunge questi a lui, e fa che sentano verso lui sempre qualche sorte d’inclinazione, conosce, non senza un dolore nuovo, di trovarsi nelle compagnie come diviso da tutti, e intorniato di creature sensibili poco meno indifferenti verso lui che quelle prive di senso.
LXII.
Il primo fondamento dell’essere apparecchiato in giuste occasioni a spendersi, è il molto apprezzarsi.
LXIII.
Il concetto che l’artefice ha dell’arte sua o lo scienziato della sua scienza, suol essere grande in proporzione contraria al concetto ch’egli ha del proprio valore nella medesima.