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254 sopra lo stato presente

una buon’azione né piú né manco che di un buon motto o di un bell’abito, esser sollecito della propria probitá per la sola ragione per cui si ha cura di acquistare e conservare la bella maniera, evitare una mala azione come una brutta riverenza, e il vizio come il cattivo tóno? Ma bisogna pur confessare (che giova il parlar sempre dissimulatamente, e col linguaggio antico nelle cose affatto nuove?) che effettivamente lo stato delle opinioni e delle nazioni, quanto alla morale, è ridotto in questa precisa miseria che il buon tóno è, non solo il piú forte, ma l’unico fondamento che resti a’ buoni costumi, e che i buoni costumi non sono esercitati per altro, generalmente parlando e delle classi civili, che per le ragioni per cui si esercita il buon tóno, e che dove il buon tóno della societá non v’è o non si cura, quivi la morale manca d’ogni fondamento e la societá d’ogni vincolo, fuor della forza, la quale non potrá mai né produrre i buoni costumi né bandire o tener lontani i cattivi. Cosí nelle dette nazioni, la societá stessa producendo il buon tóno produce la maggiore anzi unica garanzia de’ costumi si pubblici che privati, che si possa ora avere, e quindi è causa immediata della conservazione di sé medesima1.

  1. Gli uomini politi delle dette nazioni si astengono da fare il male e fanno il bene, non mossi dal dovere, ma dall’onore. Osservo qui di passaggio che oggidí la solitudine, contro quello che si è sempre detto e creduto, ed oggi si crede e si dice né piú né meno, piuttosto nuoce alla morale dell’individuo, e massime di chi abbia lo spirito filosofico, di quello che giovi. Le illusioni sociali cessano nella solitudine, l’onore sparisce; perché tolto dagli occhi quello che le dava apparenza e una specie di realtá, se ne vede l’irragionevolezza, la vanitá e la frivolezza. Sparisce l’onore, e il dovere non gli sottentra. (Sopra quali considerazioni e quali principi sarebbe egli fondato? che cosa ne può rinnovare o far nascere l’idea in un animo abbandonato a sé stesso, e però piú riflessivo che mai, e in grado di andar piú al fondo delle cose, e di non ammettere senza prove certe, come spessissimo succede nel tumulto e dissipazione del mondo, né anche quello che è approvato per vero e per certo dell’universale?). Mancano nella solitudine gli stimoli delle passioni e le occasioni di fare il male, ma anche quelli e quelle di fare il bene, sicché per questo lato appena si può dire se il carattere morale guadagni o perda. E d’altra parte, mancati generalmente i principi e i fondamenti stabili della morale, che nella solitudine non risorgono, (anzi all’opposto), si pèrdono anche, o s’indeboliscono o si miconoscono riposatamente per frivoli quei ritegni e quegl’incitamenti al male ed al bene che la societá stessa produce. Or questo è in pura perdita e danno del carattere morale dell’individuo, quando anche non guasti i suoi disegni e le sue opere, per mancanza di occasioni, naturale nella solitudine.