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frammento apocrifo di stratone di lampsaco 167


Saturno; indi appianato e poscia traforato nel mezzo, per cagioni conformi a quelle che abbiamo dette della terra, ma piú presto assai, per essere di materia forse piú rara e piú molle, cadesse dalla sua orbita nel pianeta di Saturno, dal quale colla virtú attrattiva della sua massa e del suo centro, sia ritenuto, siccome lo veggiamo essere veramente, dintorno a esso centro. E si potrebbe credere che questo anello, continuando ancora a rivolgersi, come pur fa, intorno al suo mezzo, che è medesimamente quello del globo di Saturno, sempre piú si assottigli e dilati, e sempre si accresca quell’intervallo che è tra esso e il predetto globo, quantunque ciò accada troppo piú lentamente di quello che si richiederebbe a voler che tali mutazioni fossero potute notare e conoscere dagli uomini, massime cosí distanti. Queste cose, o seriamente o da scherzo, sieno dette circa all’anello di Saturno.

Ora quel cangiamento che noi sappiamo essere intervenuto e intervenire ogni giorno alla figura della terra, non è dubbio alcuno che per le medesime cause non intervenga somigliantemente a quella di ciascun pianeta, comeché negli altri pianeti esso non ci sia cosí manifesto agli occhi come egli ci è pure in quello di Giove. Né solo a quelli che a similitudine della terra si aggirano intorno al sole, ma il medesimo senza alcun fallo interviene ancora a quei pianeti che ogni ragion vuole che si credano essere intorno a ciascuna stella. Per tanto in quel modo che si è divisato della terra, tutti i pianeti in capo di certo tempo, ridotti per se medesimi in pezzi, hanno a precipitare gli uni nel sole, gli altri nelle stelle loro. Nelle quali fiamme manifesto è che non pure alquanti o molti individui, ma universalmente quei generi e quelle specie, che ora si contengono nella terra e nei pianeti, saranno distrutte insino, per dir cosí, dalla stirpe. E questo per avventura, o alcuna cosa a ciò somigliante, ebbero nell’animo quei filosofi, cosí greci come barbari, i quali affermarono dovere alla fine questo presente mondo perire di fuoco. Ma perciocché noi veggiamo che anche il sole si ruota dintorno al proprio asse, e quindi il medesimo si dèe credere delle stelle, segue che l’uno e le