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alla vita di leonardo da vinci xliii

la velocità cresce o scema al crescere della profondità,1 il moto dell’acqua vicino ad una cascata,2 la composizione dei movimenti di due acque che corrono insieme sono discussi nel secondo libro. Negli altri tre, delle onde dell’acqua, dei ritrosi, dell’acqua cadente, esamina le teorie più complesse del moto dei fluidi, separa le questioni che riguardano il moto permanente3 delle acque, come hanno fatto i geometri moderni, osservando che in questo era più facile rendersi conto esatto dei fenomeni complessi; e quando anco non giunge alla scoperta delle leggi che le governano, poichè tutto in questo studio egli doveva creare, e sino la lingua, traccia la strada che dovrà condurvi, quando lo stato della scienza sarà più avanzato, o indica almeno le esperienze più adatte a dare l’idea di ciò che accade in natura.4 Alcune delle note che abbiamo riportate da questi tre libri si trovano con poche varianti nei documenti che il Venturi ed il Libri hanno tratti dai manoscritti di Leonardo, dove parla degli effetti della forza centrifuga nella formazione dei ritrosi, pone le basi della teoria delle onde,5 pone in confronto i movimenti che accadono nell’acqua e nell’aria, considera le diverse

    «che l’acqua. Li fiumi che si muovono contro li corsi de’ venti fiano di tanto maggior corso di sotto che di sopra, quanto la sua superficie si fa più tarda, essendo sospinta da’ venti che prima». (Loc. cit., pagine 304, 305).

  1. «A conoscere se un’acqua corre più di sotto che di sopra. Di una bacchetta che sie di sopra infilata in baga e di sotto in sasso, quella parte che avanza di sopra alla baga, se penderà in verso l’avvenimento dell’acqua, correrà l’acqua più in fondo che sopra, e se detta bacchetta penderà verso il fuggimento dell’acqua, correrà il fiume più di sopra che di sotto; e se resta dritta la bacchetta, il corso sarà di pari velocità di sopra che di sotto». (Loc. cit., pag. 306).
  2. «Dove si vede monti sorgere nelle acque correnti ad uso di bollori, ivi è segno di gran profondità d’acqua, donde tali bollori risultano dopo la percussione che fa l’acqua sopra del fondo». (Loc. cit., pag. 509).
  3. «Giunte insieme le maggiori e le minori tardità delle onde, cioè dell’onda in sè, con la velocità dei suoi lati, e tardità del suo colmo, essa si fa uguale al comune corso del suo fiume. Provasi per la quarantesima dell’ottavo, qual dice, che il fiume dà tragitto in ogni parte della sua lunghezza con egual tempo ad egual quantità d’acqua, essendo esso fiume di qualunque varietà si sia. Adunque non può l’onda essere più veloce del comun corso del suo fiume, perchè darebbe maggior quantità di acqua in una parte del fiume che nell’altra». (Loc. cit., pag. 331).
  4. «Il moto elico ovvero revertiginoso d’ogni liquido è tanto più veloce, quanto egli è più vicino al centro della sua rivoluzione. Questo che noi proponiamo è caso degno d’ammirazione. Conciò sia che il moto circolare della ruota è tanto più tardo, quanto egli è più vicino al centro del circonvolubile. È il medesimo moto per velocità e larghezza in ciascuna intera rivoluzione dell’acqua, che sia nella circonferenza del maggior circolo, come nel minore. Per vedere se li retrosi sono più larghi in fondo che di sopra, piglia una bacchetta, e falle quelle alette di tavola, e dàlle tanto peso da piè, che la parte di sotto vada in fondo, e legala con un filo sospesa ad un bastone, e cacciane una parte sott’acqua, e guarda se la parte di sopra nel suo girare si piega o no, e quanto». (Loc. cit., pagine 335, 336).
  5. «Se getterai in un medesimo tempo due piccole pietre alquanto distanti l’una dall’altra sopra un pelago senza moto, tu vedrai causare intorno alle dette due pietre due separate quantità di circoli, le quali quantità accrescendo vengono a scontrarsi insieme. Domando se l’un cerchio, nello scontrarsi con suo accrescimento nell’accrescimento dell’altro.... Ovveramente, se tali loro percussioni risaltano indietro in fra gli angoli eguali. Questo è bellissimo quesito e sottile. Al quale rispondo, che se il moto dell’impressione dell’acqua sia accompagnato col moto della medesima acqua, come occorrerebbe se i circoli fossero cagionati da grandissime percussioni, non è dubbio che ivi creandosi nuovo moto riflesso per la percussione dell’onda, si cagioni avere nuova impressione in modo, che le prime restano distrutte....; ma se il moto dell’impressione dell’acqua sia solamente accompagnato dall’impeto....; benchè apparisca qualche dimostrazione di movimento, l’acqua non si parte dal suo sito; perchè l’aperture fatte dalle pietre subito si richiusero, e quel moto fatto dal subito aprire e serrare dell’acqua fa in lei un certo riscotimento, che si può piuttosto dimandare tremore che movimento. E che quello io dico ti si faccia più manifesto, poni mente a quelle festuche che per loro leggerezza stanno sopra l’acqua, e vedrai che per l’onda fatta sotto loro per l’accrescimento dei circoli non si partono però dal loro sito. Essendo adunque questo tale risentimento di acqua piuttosto tremore che movimento, non si possono, per incontrarsi, rompersi l’un l’altro, perchè avendo l’acqua tutte le sue parti di una medesima qualità, è necessario che le parti attacchino esso tremore l’un l’altra, senza mutarsi di luogo: perchè stando l’acqua nel suo sito, facilmente può pigliare esso tremore dalle parti vicine, e porgerlo alle altre vicine,