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12 Schiaparelli, N.° IX.

un altro Sulle distanze del Sole e della Luna; un terzo Sopra le eclissi della Luna1. Noi abbiamo già accennato, dietro l’autorità d’Archimede, che Eudosso si era occupato della proporzione della grandezza del Sole e della Luna; e lo stesso Archimede parla d’un tal Fidia, figliuolo d’Acupatre, il quale aveva studiato lo stesso problema, e stimava il Sole dodici volte più grande della Luna2.

Ma la prova più palese dei progressi che ai tempi d’Eudosso si fecero nello studio dei movimenti lunari sta in ciò, che in questi medesimi tempi appunto s’incominciano ad aver notizie di predizioni d’eclissi fatte ed avverate coll’osservazione. Di Elicone ciziceno, discepolo d’Eudosso, si racconta, che trovandosi con Platone e con Aristippo alla Corte di Dionigi II, tiranno di Siracusa, annunziò un’eclisse solare, la quale infatti avvenne; e che da Dionigi fu perciò ricompensato col dono di un talento. Si crede che questa sia l’eclisse avvenuta il 12 maggio dell’anno 361, secondo le tavole astronomiche dei recenti3. Noi non oseremo asserire con questo, che gli astronomi greci conoscessero già il modo di tener conto delle parallassi, e che le loro predizioni di eclissi solari si avverassero sempre. È anzi credibile, che Elicone nel suo successo sia stato ajutato tanto dalla fortuna, quanto dal suo sapere. Ma non vi ha dubbio, che la cognizione del movimento dei nodi lunari già a quei tempi poneva in grado gli astronomi greci di riconoscere in quali mesi dell’anno si potevano aspettare eclissi così di Luna come di Sole, e di discernere quali erano le congiunzioni e le opposizioni eclittiche più salienti. Con queste cognizioni già si poteva tentare con successo la predizione della maggior parte delle eclissi di Luna; quanto alle eclissi di Sole, l’astronomo dovea limitarsi ad indicare le epoche in cui si potevano aspettare, e rassegnarsi nello stesso tempo a veder fallire in molti casi la sua aspettazione4.


  1. Boeckh, Ueber die vierjährige Sonnenkreise der Alten, pag. 36, Poichè Filippo d’Opunte aveva scritto sulla grandezza della Terra, non è improbabile ch’ei debba comprendersi nel numero di quei matematici, dei quali Aristotele (De Cœlo II, 14), riferisce aver cercato la misura della Terra, e trovatala di 400,000 stadj.
  2. Archimede, nell’Arenario.
  3. La dimostrazione relativa si trova presso Boeckh, Die vierjährige Sonnenkreise der Alten, p. 153-154.
  4. Gli è del resto quanto già sapevano fare gli astronomi caldei alcuni secoli prima d’Eudosso. Infatti, non era possibile osservare le eclissi di Luna citate da Tolomeo nell’Almagesto come vedute in Babilonia; se gli osservatori non fossero stati già in qualche modo preparati. Tra queste eclissi ve ne sono alcune di due o di tre digiti, le quali sfuggirebbero senza dubbio anche ad un osservatore moderno, quando non ne fosse prima avvertito. E tre di queste eclissi furono osservate, nello spazio di 18 mesi, negli anni 721 e 720 prima di Cristo. Inoltre, per la maggior parte di esse è assegnato il tempo del principio: tutte circostanze che suppongono una attenzione preventiva. Per queste ragioni io ho creduto sempre, che già ai tempi di Nabonassar i Caldei sapessero indicare almeno prossimamente le epoche per cui doveva aspettarsi un’eclisse di Luna, e che ciò facessero col ciclo di 223 lunazioni, da loro a prezzo di lunghe e continuate osservazioni inventato. Una recente scoperta è venuta a confermare ed anzi a estendere questa mia supposizione. Il signor Smith ha decifrato, non è molto tempo, una tavoletta assira, scritta in carattere cuneiforme, della quale il senso è questo: «Al re mio signore, il tuo servo Abil-Istar. La pace protegga il re mio signore, Nebo e Merodach gli siano favorevoli; gli Dei gli concedano lunga vita, salute e contentezza. Rispetto all’eclisse di Luna, per la quale il re mio signore ha inviato nelle città di Akkad, di Borsippa e di Napur, io ho fatto l’osservazione nella città d’Akkad; l’eclisse è avvenuta, e ciò invio al mio signore. Per l’eclisse del Sole, io ho fatto l’osservazione; l’eclisse non è avvenuta, e di ciò pure rendo conto al mio signore. L’eclisse di Luna, che si verificò, ha relazione cogli Hittiti, e significa distruzione per la Fenicia e per i Caldei. Il nostro signore avrà pace, e l’osservazione non indica per lui alcuna disgrazia. La gloria sia col re mio signore». Apprendiamo da questo importante monumento le seguenti cose, fra molte altre: 1.° Che i Caldei e gli Assiri usavano, prima della caduta dell’impero d’Assiria, predire l’epoca delle eclissi lunari e solari; probabilmente a ciò impiegando il ciclo di 223 lune; 2.° Che le loro regole valevano per la Luna, ma erano soggette a mancare pel Sole, il che indica ignoranza del calcolo delle parallassi: anche Diodoro assicura la stessa cosa nel suo libro secondo; 3.° Che a questi fenomeni gli astronomi e astrologi caldei aveano saputo dar l’importanza di affari di Stato.