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222 | EMILIO SALGARI |
— No: sono tornato indietro, e l’ho ripreso.
— E voi andare?
― Io riconduco il morto al signore che me lo ha affidato. Vi sono troppi lupi verso il sud ed io non posso passare.
— Voi gettare morto ed io prendere suo posto.
— Nella cassa? —
L’inglese proruppe in una gran risata.
— Aho! Questi canadesi! — esclamò poi. — Essere moltissimo allegri. —
Il conduttore di feretri, abbastanza annoiato, gli volse le spalle per tornarsene verso la slitta, ma l’inglese in un baleno gli fu addosso coi pugni chiusi.
— Dove andare voi, brigante, — gridò.
— Proseguo il mio viaggio ― rispose il canadese.
— E voi lasciare me solo, senza cavallo?
— Vi ho già detto che i miei cani non possono condurre più di due persone.
— Voi gettare feretro, o io picchiare.
— Chi?
— Voi.
— Oh, ringraziate Iddio, milord, che io non abbia avuto il tempo di ricaricare le mie rivoltelle. A quest’ora ne avrei due de’ morti sulla slitta.
— Facchino!
— Bestia!
— A me dare della bestia, brigante? Sai che io sempre pagare servigi?
— Io me ne infischio! Mi basta quello che mi pagano i parenti dei morti. —
L’inglese gli si era scagliato addosso furiosamente, senza nemmeno far uso delle armi che aveva cariche mentre il suo avversario si trovava disarmato.
— Boxe! boxe! — urlò.
— Siete pazzo, mister? — chiese il canadese un po’ preoccupato.
— Io essere milord! Facchino! Becchino! Brigante! —
Con un terribile pugno rovesciò il canadese, in mezzo allo strato di neve, poi gli puntò contro la carabina.
— Gettare morto, o io uccidervi! — gridò.
Il conduttore di feretri mandò un ruggito di belva, e subito cercò di rimettersi in piedi, per rompere il muso al suo aggressore coi calci delle rivoltelle.