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farsi immensa distrazzione delle sue parti? Non so se vi sia occorso di veder le maniere che tengono gli artefici in condur l’oro tirato, il quale non è veramente oro se non in superficie, ma la materia interna è argento: ed il modo del condurlo è tale. Pigliano un cilindro, o volete dire una verga, d’argento, lunga circa mezzo braccio e grossa per tre o quattro volte il dito pollice, e questa indorano con foglie d’oro battuto, che sapete esser così sottile che quasi va vagando per l’aria, e di tali foglie ne soprappongono otto o dieci, e non più. Dorato che è, cominciano a tirarlo con forza immensa, facendolo passare per fori della filiera; e tornando a farlo ripassare molte e molte volte successivamente per fori più angusti, dopo molte e molte ripassate lo riducono alla sottigliezza d’un capello di donna, se non maggiore: e tuttavia resta dorato in superficie. Lascio ora considerare a voi quale sia la sottigliezza e distrazzione alla quale si è ridotta la sustanza dell’oro.

SIMP. Io non veggo che da questa operazione venga in consequenza un assottigliamento della materia dell’oro da farne quelle maraviglie che voi vorreste: prima, perché già la prima doratura fu di dieci foglie d’oro, che vengono a far notabile grossezza; secondariamente, se ben, nel tirare e assottigliar quell’argento, cresce in lunghezza, scema però anco tanto in grossezza, che, compensando l’una dimensione con l’altra, la superficie non si agumenta tanto, che per vestir l’argento di oro, bisogni ridurlo a sottigliezza maggiore di quella delle prime foglie.

SALV. V’ingannate d’assai, Sig. Simplicio, perché l’accrescimento della superficie è sudduplo dell’allungamento, come io potrei geometricamente dimostrarvi.

SAGR. Io, e per me e per il Sig. Simplicio, vi pregherei a recarci tal dimostrazione, se però credete che da noi possa esser capita.

SALV. Vedrò se così improvisamente mi torna a memona. Già è manifesto, che quel primo grosso cilindro d’argento ed il filo lunghissimo tirato sono due cilindri eguali, essendo l’istesso argento; tal