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84 discorso


acqua, sono moli in ispecie manco gravi di essa acqua, sì come è quella boccia di vetro mentre è piena d’aria; ma quando, partendosi tal materia leggiera, succede nelle dette porosità e cavernosità l’acqua, può benissimo essere che allora tal composto resti più grave dell’acqua, nel modo che, partendosi l’aria dalla boccia di vetro e succedendovi l’acqua, ne risulta un composto d’acqua e di vetro, più grave d’altrettanta mole d’acqua; ma l’eccesso della sua gravità è nella materia del vetro, e non nell’acqua, la quale non è più grave di sé stessa: così quel che resta del legno, partendosi l’aria dalle sue concavità, se sarà più grave in ispecie dell’acqua, ripiene che saranno le sue porosità d’acqua, s’avrà un composto d’acqua e di legno, più grave dell’acqua, ma non in virtù dell’acqua ricevuta nelle porosità, ma di quella materia del legno che resta, partita che sia l’aria; e reso tale, andrà, conforme alla dottrina d’Archimede, al fondo, sì come prima, secondo la medesima dottrina, galleggiava.

A quello finalmente che viene opposto nel quarto luogo, cioè che già sieno stati da Aristotile confutati gli antichi, i quali, negando la leggerezza positiva e assoluta e stimando veramente tutti i corpi esser gravi, dicevano, quello che si muove in su essere spinto dall’ambiente, e per tanto che anche la dottrina d’Archimede, come a tale opinione aderente, resti convinta e confutata; rispondo, primieramente, parermi che ’l Sig. Buonamico imponga ad Archimede e deduca dal suo detto più di quello ch’egli ha proposto e che dalle sue proposizioni si può dedurre: avvegnaché Archimede né neghi né ammetta la leggerezza positiva, né pur ne tratti, onde molto meno si debbe inferire ch’egli abbia negato che ella possa esser cagione e principio del moto all’insù del fuoco o d’altri corpi leggieri; ma solamente, avendo dimostrato come i corpi solidi più gravi dell’acqua discendano in essa secondo l’eccesso della gravità loro sopra la gravità di quella, dimostra parimente come i men gravi ascendano nella medesima acqua secondo l’eccesso della gravità di essa sopra la gravità loro; onde il più che si possa raccorre dalle dimostrazion d’Archimede è che, sì come l’eccesso della gravità del mobile sopra la gravità dell’acqua è cagion del suo discendere in essa, così l’eccesso della gravità dell’acqua sopra quella del mobile è bastante a fare che egli non discenda, anzi venga a galla, non ricercando se del muoversi all’in su sia o non sia altra cagion contraria alla gravità.