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di giorgio cortesio. 231


Dice l’Autore: «ma perchè l'aria, l'acqua e gli altri liquidi molto speditamente si figurano al contatto de' corpi solidi, sì che la superficie loro esquisitamente si adatta a quella de' solidi, senza che altro resti tra loro, però più manifestamente e frequentemente si riconosce in loro l'effetto di questa copula e aderenza, che ne' corpi duri, le cui superficie di rado congruentemente si congiungono». A questo diciamo che, se la contiguità meglio si fa tra corpo liquido e solido che tra due solidi, si staccherà senza dubbio più difficilmente un solido dall’aria che da un altro solido; e pure la sperienza è in contrario, conforme alla ragione che non vuole, essere salda la copula del corpo non saldo. Quello poi che si dice della virtù calamitica, con salda copula congiungente tutti i corpi; non si può udire senza maraviglia che sia tanto la virtù calamitica diffusa e comunicata quasi a tutto l’universo: oltre che la calamita tira da lontano il ferro; non così l’aria il solido, che, secondo l’Autore, congiunta lo tiene: ed in questo proposito mi sovviene di Blemmida, che nella Parafrasi Politica disse, il tenere della calamità essere come fine del tirare, come quello che tira ha per fine il godere la cosa tirata.

Segue l’Autore: «e chi sa che un tal contatto, quando sia esquisitissimo, non sia bastante cagione della unione e continuità delle parti del corpo naturale?» Io vorrei che mi si dichiarasse che differenza si faccia tra squisitissimo contatto, unione e continuità. Primieramente, continuo e contiguo non è l’istesso; e due corpi, ancorché esquisitissimamente contigui, non si diranno mai continui, che solo sono quelli che hanno le parti unite con termine comune, quali non sono i contigui: come può dunque la contiguità essere causa della continuità? Oltre a ciò, chiamisi, ancorché impropriamente, esquisitissimo contatto nelle cose continue: che differenza sarà tra esso, l’unione e la continuità? Saranno senza dubbio tutt’uno: percioché non sarà mai uno causa dell’altro. Diciamo, dunque, che potendosi questa parola uno pigliare in tre modi spettanti al proposito nostro, per tralasciare ora l’equivoco e la ragione o secondo il genere o secondo la spezie o secondo il numero; sì come il genere unisce le spezie tra loro differenti, e la spezie gl’individui, così la forma corporea unisce le parti del corpo fra di loro separate, con maggior perfezione che non fa né la spezie né il genere; onde la parte che si separa dalla forma, non si dirà già mai essere parte del tutto: e la ragione é manifesta, né fa al proposito nostro.

Ecco, l’Autore intorno alla resistenza pare contradire a sé medesimo, parte negando la resistenza quanto alla quiete, ma non quanto alla tardità, e parte ne- gandola in tutto e per tutto, come si vede in qualcuno di questi suoi esempi. Ma se l’acqua non camina su l’acqua, nè descende per l’acqua, né si divide da sé, né si muove al moto d’altrui, è necessario concedere che si divide per violenza: e pur chi non sa che niun corpo desidera la propria divisione? essendo ciascuno fatto dalla natura non diviso, ma continuo; e ’l contrario, allora è perfetto quando ha le sue parti unite. Stando adunque la cosa così, non è dubbio che, chi volesse