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di giorgio cortesio. 215

ria più grave di essa, e, per l’avversario, galleggi per l’aria contenuta nella sua concavità; pesate due corpi di medesima gravità, ma disuguali di grandezza, e dipoi mettete dentro a quel vaso or l’uno or l’altro: tanto si sommerge con l’uno, come con l’altro. Or, se l’aria ritenesse, non doverebbono ugualmente sommergersi, essendo in uno maggiore copia d’aria che nell’altro; l’aria, dunque, o non ritiene, o tanto ritiene la poca quanto la molta: il che è assordo, perchè universalmente cresce la virtù dell’operare, estendendosi più la forma nella materia; perchè, sebbene la forma in sé stessa così in una quantità come nell’altra non riceve né più né meno, e pur è vero che, in quanto alla potenza dell’operare, riceve augumento. Presupposto, dunque, che nella maggior quantità s’accresca la virtù, si concluderà che l’aria non ritenga.

La seconda esperienza: empiasi un vaso di qualsivoglia materia men grave dell’acqua, sì che galleggi, e che tocchi per tutto, sì che cacci l’aria: bisognerà dire una delle tre cose, o che, per esempio, il legno sia fatto un composto con quel vaso che lo sostiene, o l’aria inclusa nel legno, o vero altr’aria che sia restata tra il vaso e ’l legno. Il primo non si può dire, perché il legno da sé non sostiene, ma aggrava. L’aria inclusa nel legno non tocca il vaso; come adunque lo tiene? Quella poca aria che si contiene nella parte estrema, non può ritenere; perché se tutta l’aria inclusa nel legno non lo ritiene per aria, ma discende violentata dalla terrestre parte, come potrà quella poca sostenere insieme il legno ed il vaso? Né meno l’aria che si possi pensare rimasta tra il vaso e ’l legno, può aver forza di sostenerlo; perché se tanta poca ha virtù di ritenere il vaso ed il legno, riterrà certo la medesima gravità o poco minore in figura sferica, perchè un medesimo peso lo porterà uno sotto qualsivoglia figura. Sì che non resta veruno scampo. E notisi pure come un tal solido galleggierà sempre tanto, quanto il peso del vaso lo sommerge sott’acqua.

La terza esperienza è, che un catino di rame, fin che non tocca l’acqua, viene in giù con moto continuo; ma arrivato all’acqua, né anche spinto, né ripieno di quel corpo grave, si profonda.

La quarta esperienza è, che se l’aria sollevasse peso per la figura piana, deverebbe chi pesa a suo prò o ferro o piombo fuggir la figura piana, quale farebbe per chi compera.

La quinta esperienza è, che quelli artefici che accommodano i legni da edifizio navale, hanno solo riguardo all’acqua, e non punto all’aria.

La sesta ed ultima esperienza è, che se l’aria potesse sostenere qualche nave in su, le impedirebbe il corso, perchè ritenuta non si muoverebbe. Non dico per ora de’notatori, che pur si veggono saldi star a galla non per altro che per la figura.

Concludiamo adunque, che il galleggiare, in quanto a’ corpi leggieri, procede principalmente dal predominio dell’aria; quanto a’ corpi più gravi dell’acqua, dalla resistenza del mezzo, perchè in tali l’aria inclusa può molto poco.