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204 operetta intorno al galleggiare ecc.

uscito fuori il Discorso del Signor Galilei, e considerate in quello cose degne di impugnazione, lio giudicato grazioso e forse utile a gli amici miei e, secondo l’opera e ’l tempo, cosa degna di qualche stima, imprendere in brevi divisamenti ad impugnare con le seguenti mie ragioni alcune sue proposizioni, affinchè da questo, in un certo modo, sprovveduto e contenzioso accidente si produca qualche effetto conveniente alla filosofia, che dovrà forse essere il nascimento di molte considerazioni intorno alla ’nvestigazion del vero; avvegnaché, come dice quel savio greco, la dubitazione sia madre della ’nvenzione. E potrà in alcun modo avvenir questo a noi proporzionatamente alle proposizioni che pigliamo ad oppugnare: contro le quali volgo queste presenti mie ragioni come amico della verità, che supera ogni altra cosa in nobiltà, per lo cui abbellimento si ha volentieri a combattere e soffrire ogni molestia e fatica; perchè, se per la sanità del corpo ci sottopogniamo a cose travagliose, dobbiamo questo molto più fare per essa sanità e forma dell’anima, che è, secondo Aristotile, come una tavola rasa. L’obbligo, adunque, di difender questa, e non altra cosa, mi ha mosso a formare queste ragioni contr’al Discorso del Galilei, estimando che egli l’abbia mandato in luce per risvegliare più tosto gli animi de’ letterati, che per altra sua opinione. Ma perchè da’ fondamenti, come dice Demostene, si conosce ogni azione, terminando ora mai il proemio, che dee essere, come pur vuole Platone, breve verso gli amici, sarà bene ch’io mi rivolga a por quelli che sono necessari a quest’Operetta delle nostre ragioni: e lasceremo il giudicare di essi (perciocché gli amori propri dif ficilmente lascian mutare sentenza altrui) a gli uomini d’alto e incorrotto intel letto. E discendendomene già già all’opera, porrò imprima in essa i fondamenti universali, e poi i particolari, adattando partitamente alle proposizioni del Galilei quelle risposte che saranno convenienti alla qualità delle nostre ragioni.


Discorso Primo.

Che 'l ghiaccio sia acqua per sè condensata.


Le parole, adunque, onde il Galilei prende la mossa alle sue proposizioni, diano cominciamento a questo primo nostro Discorso. Le quali sono, che trovandosi in una conversazione di letterati, fu detto che ’l condensare era proprietà del freddo, e glie ne fu addotto l’esempio del ghiaccio; a’ quali disse, credere più tosto il ghiaccio essere acqua rarefatta che condensata, perchè la condensazione partorisce diminuzione di mole ed augumento di gravità, e la rarefazione fa maggior leggerezza ed augumento di mole, e l’acqua nel ghiacciarsi cresce di mole, e ’l ghiaccio esser più leggieri dell’acqua, standovi a galla. Intorno alle quali parole sono da considerare tre cose: che ’l Galilei contr’a quei letterati negava il ghiaccio esser condensato, negando essere proprietà del freddo il condensare: vero non negava questa proposizione in universale, ma in particolare sì, cioè