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14 avvertimento.

ci si presentavano, quando l’edizione originale s’allontana dal manoscritto: v’hanno infatti luoghi dove la stampa sostituisce altra lezione a quella del codice, e v’hanno luoghi che la stampa aggiunge. Sia le sostituzioni, sia le aggiunte, è verisimile provengano da Galileo (poiché noi crediamo che dal momento in cui il Castelli consegnava a Galileo la parte che aveva composto e ne lo lasciava arbitro, egli non abbia più rimesso la mano nell’opera, e la stampa sia stata condotta soltanto da Galileo): perciò così le une come le altre abbiamo stampato in carattere maggiore, ma distinguendo i luoghi sostituiti col sottolinearli parola a parola, e i luoghi aggiunti col racchiuderli tra segni di freccia; con quest’avvertenza, che la freccia con la punta in su indica dove il passo comincia, e quella con la punta in giù dove finisce. Con ogni più desiderabile precisione applicammo cosiffatti segni a que’ passi in cui s’alternano nel codice le due mani1: in quelle parti invece dove s’incontra la sola mano di Galileo (e quindi in tutto ciò che vien dopo la pag. 599, lin. 24), anco se la stampa sostituisce un’altra lezione a quella del manoscritto, ci parve superfluo indicarlo, essendo ancor meno probabile che la sostituzione sia dovuta al Castelli; e se la stampa aggiunge, lo facemmo conoscere soltanto quando l’aggiunta sia notevole per il contenuto. Da ultimo, alcuni brani della stampa (cioè la pag. 453; pag. 521, lin. 13 — pag. 536, lin. 25; dalla parola necessaria, a pag. 581, lin. 8, fino a tutta la lin. 13; pag. 584, lin. 10, fino alla parola esser, a lin. 13) non si trovano nei manoscritto, perchè manca a’ posti corrispondenti qualche carta: venendoci meno, pertanto, ogni criterio per decidere chi ne possa esser l’autore, li abbiamo composti in un terzo carattere, che dimezza per grandezza tra gli altri due.

Con queste cure abbiamo distinto minutamente la parte di Galileo da quella del Castelli: ma siamo rimasti incerti un pezzo se fosse da render conto anche d’altre cose. Per fermo, in tutto ciò che precede la pag. 599, cioè dove il sustrato dell’opera, a così esprimerci, è del Castelli, ogni volta che il carattere maggiore indica la mano di Galileo, il lettore potrebbe aver desiderio di sapere se Galileo ha aggiunto ovvero sostituito al dettato del Castelli, e, se mai, che cosa il Castelli aveva scritto prima: è vero altresì che le lineette sotto le parole destano la curiosità di conoscere qual lezione, e di qual mano, abbia il codice in quel passo: e già abbiamo, inoltre, confessato che in buona parte dell’opera, non che far conoscere le varietà tra il nostro testo e il manoscritto, neppure rendiamo

  1. Non solo abbiamo indicato, sottolineami di, que’ passi no’ quali ad una locuzione del Castelli, la stampa no sostituisco un’altra (per es., pag. 465, lin. 23, a malgrado suo le sostituisce tanto più gli; lin. 24, a sforzandosi quanto può sostituisce avendo mira, ecc.), o quelli in cui fu mutato anche il concetto; ma altresì abbiamo tenuto conto delle differenze d’ordine sintattico (per es., pag. 465, lin. 28, il Castelli scoperte, la stampa scoperto ecc.), o morfologico (per es., vada costituito dalla stampa a vadia, sieno sostituito a siano, o viceversa). Solamente abbiamo trascurato leggero differenze fonetiche e grafiche per es., gli invece di li, degli invece di delli, parole tronche od intere, come andar o andare, eec.), e non abbiamo apposto alcun segno dove la stampa, presenti, a confronto del manoscritto, soltanto una trasposizione di parole, oppure dove ometta qualche parola.