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108 discorso


e tolto il muoversi in su o in giù, secondoché egli supererà o sarà superato dall’acqua in gravità, ancorché l’eccesso e differenza sia insensibile. Quando, dunque, noi vediamo la falda d’ebano, o d’altra materia più grave dell’acqua, trattenersi a’ confini dell’acqua e dell’aria senza sommergersi, ad altro fonte bisogna che ricorriamo, per investigar la cagion di cotale effetto, che alla larghezza della figura impotente a superar la renitenza con la quale l’acqua contrasta alla divisione, già che tal resistenza non è, e da quello che non è non si dee attendere azione alcuna. Resta, dunque, come già s’è detto, verissimo, ciò avvenire perché quello che si posa in tal modo su l’acqua, non è il medesimo corpo che quello che si mette nell’acqua: perché questo, che si mette nell’acqua, è la pura falda d’ebano, che, per esser più grave dell’acqua, va al fondo; e quello che si posa su l’acqua, è un composto d’ebano e di tanta aria, che tra ambedue sono in ispecie men gravi dell’acqua, e però non discendono.

Confermo ancor più questo ch’io dico. Già, signori avversari, noi convegniamo che la gravità del solido, maggiore o minore della gravità dell’acqua, è vera e propriissima cagione dell’andare o non andare al fondo. Ora, se voi volete mostrare che, oltre alla detta cagion, ce ne sia un’altra, la qual sia così potente che possa impedire e rimuovere l’andare al fondo a quei solidi medesimi che per loro gravità vi vanno, e questa dite che è l’ampiezza della figura, voi siete in obbligo, qualunque volta vogliate mostrare una tale esperienza, di render prima i circustanti sicuri, che quel solido, che voi ponete nell’acqua, non sia men grave in ispecie di lei; perché, quando voi ciò non faceste, ciascuno potrebbe con ragion dire che non la figura, ma la leggerezza, fosse cagion di tal galleggiare. Ma io vi dico che, quando voi mostrate di metter nell’acqua l’assicella d’ebano, non vi ponete altramente un solido più grave in ispecie dell’acqua, ma un più leggiere; perché, oltr’all’ebano, è in acqua una mole d’aria, unita con l’assicella, tanta e così leggiera, che d’amendue si fa un composto men grave dell’acqua: rimovete per tanto l’aria, e ponete nell’acqua l’ebano solo, ché così vi porrete un solido più grave dell’acqua; e se questo non andrà in fondo, voi bene avrete filosofato, e io male.

Ora, poi ch’e’ s’è ritrovata la vera cagion del galleggiar di quei corpi, che per altro, come più gravi dell’acqua, dovrieno discendere