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consigliasse e adiuvasse nel regolare, e condurre le cose di famiglia; ora deplorare la disgrazia del pupillo che sarebbe rimasto, Dio sa, in mano e alla balia di quali tutori; ora compiangere le figlie che nel loro collocamento non avrebbero avuto un occhio amorevole, attento che sorvegliasse e studiasse il soggetto, al quale si dovevano unire. Piagnucolarono tanto questi due ipocritoni, e così acceso trasporto di amore mostrarono alla famiglia del moribondo, che quando egli testò dei suoi beni e averi, dispose che questi due scellerati fossero colla vedova contutori del pupillo. Infelice! Non lo avesse mai fatto! Appena morto, i due volponi furono a consiglio per studiare e concertare i traghetti da correre onde i loro perfidi intendimenti sicuramente riuscissero a bene, e dopo lunghe disquisizioni vennero sottilmente al riciso partito, che Tremerello avrebbe presa a sostenere la parte del cicisbeo, dello spasimato, onde impegnare la vedova in amorosi pensieri e farla trasandata degl’interessi del figlio; mentre Trippaccia affettando uno sviscerato affetto al pupillo, una sollecita diligenza e precisione nell’amministrazione, si sarebbe studiato di allontanare e bandire da tutti il sospetto che si potesse intendere ed operare un tradimento, un furto.

Tremerello di buona gana imprese a compiere la sua parte, poiché trattandosi di donna matura, era quel caro cibo che gli abbracciava lo stomaco. Accortosi che la vedovuccia era smodatamente ghiotta del croccante, e che lo gradiva duro duro, accontossi con un pasticciere, e procacciò averne sempre buona provvigione. Li faceva fare a randello, e tutte le sere ne presentava la vedovetta di un bel tocco che era sempre secco stecchito. Non è a dire se la vecchiuccia se ne solluccherasse, oh la poverina! Ne era in cielo, e