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L’avviso de’ lodati numismatici non venne contradetto, ma sostenuto anzi da’ chiarissimi Raoul-Rochette1, dal Lepsius2, dal Cavedoni3, dal Borghesi4, dal Fiorelli5, benchè quest’ultimo avesse nelle monete strettamente romane, insignite dell’ arcaico, incontrate alcune difficoltà, per trovarsene delle simili aventi le lettere H, K, KA, CA, e e quindi tutte tante serie di romane ignote. Ma su di ciò abbiam dimostrato altrove6, che tutte tali monete in Lucera e contorni, ed ora aggiugniamo per le due Puglie, di Capitanata e Terra di Bari, si rinvengono in copia; e di tutte abbiam raccolto triple e quatruple collezioni in comprova. Quelle attinenti a Lucera verrem qui pubblicando co’ corrispondenti disegni; le altre col K, o KA, col CA, coll’H, col , alla quale serie appartiene il quincunce noto all’Eckhel di stile quasi greco, di lavoro perfetto, chiaramente, e senza molto affanno, debbonsi attribuire a tante città sotto il dominio romano di questa meriggia Italia, e peculiarmente alle regioni Daune, Peucezie, Lucane ec. L’abbondanza di quelle insignite col CA ne’ tenimenti di Canosa e luoghi limitrofi, fa giudicare con fondamento, che in quella città tale serie venne impressa. L’onorando signor Conte Borghesi, dappria volle attribuirle a Capua o Casilino, ma assicurato di tale rinvenimento abbondante e rimarchevole in Canosa e luoghi confinali di Puglia, convenne pienamente colle nostre osservazioni. La serie col CA, e quella coll’ arcaico non mancano della corrispondente semoncia, non potendosi classificare altrimente quelle medagliuzze colla testa di Mercurio, colla reiterazione della sua lettera iniziale in ambe le facce, ed avente la metà di peso e volume delle oncette di tali serie, che hanno pure il globetto indicativo il proprio valore, siccome lo ha ogni altro spezzato, quandochè le succennate, da noi reputate semonce, non hanno alcun segno del valore corrispondente. Ed è notevole in questo luogo un altra semoncia simile alle precedenti anco da noi posseduta, e nelle appule regioni rinvenuta, ma più grandetta di volume, che non manifesta iniziale di sua zecca, avente sulla prora un Σ marcabilissimo; cosa nuova, per quanto da noi si sappia in numismatica latina, rilevandosi il medesimo segno solamente nel riverso della semoncia nota di Atri, ed in altra del Real Museo Borbonico di stile romano con l’ solito.

E fece eco alle nostre ricerche e costanti osservazioni il ch. Cav. Avellino, avendo anche egli nella collezione, ora distratta, del comune amico cultissimo P. Baselice, rinvenute molte di quelle medaglie, già impresse a Canosa, e ritrovate in quei teni-

  1. Journal des Savants 1840. pag. 654. e 725, ed anno seguente 1841, in 4. specificati articoli, benchè in molti punti non convenga cogli illustratori accennati, come troppo energicamente sostenne il ch. Gennarelli nel Tiberino anno 7 n. 40.
  2. Annali dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica di Roma XIII. pag. 99.
  3. Spicilegio numismatico pag. 16., Bullettino archeologico 1844. pag. 21. e segg.
  4. Da onoranda corrispondenza epistolare, in conseguenza della sua Decade XVII. di Oss. num.
  5. Osservazioni sopra monete rare di città greche pag. 6, e 71. E Monete Inedite dell'Italia antica. pag. 6, e 24.
  6. Riccio le monete delle antiche famiglie di Roma pag. 264.