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scimia, «e far quello che ti dirò; non può che venirtene bene se getti un’altra volta le reti.» Califfo si lasciò persuadere, e trasse a riva un magnifico pesce, che superava in bellezza quanti ne avesse mai preso; — O scimia!» diss’egli fuor di sè per la gioia, «corro ad uccidere le tue compagne; ma tu, se vi consenti, resterai d’or innanzi sempre con me. — Ebbene,» riprese la bestia, «se vuoi seguire di nuovo i miei consigli, legami colla corda che sta attaccata alle reti e gettale di nuovo; vedrai se ti porto ventura.» Califfo obbedì, e prese un pesce ancor piò bello del primo. — Ora,» disse la terza scimia, «metti quel pesce in una sporta, e lasciaci legate qui; recati poscia alla città, senza parlare a nessuno, finchè sii giunto alla via dei Banchieri, dove troverai il mio padrone, l’ebreo Ebisaadet, nella sua bottega, circondata da sensali e da schiavi. Gli stanno davanti due casse, una d’oro e l’altra d’argento; salutalo, e digli che pigliasti questo pesce, gettando tre volte le tue reti in suo nome; Ei ti offrirà dapprima uno zecchino, ed andrà aumentando sino a quattro: tu ricusa sempre e di’ che non chiedi danaro, ma che se vuol cambiare la sua scimia colla tua, gli darai il pesce per soprammercato. Consentirà egli, e la tua felicità è sicura. Ti darò ogni giorno dieci zecchini, mentre l’Ebreo avrà il dispetto di restar da mane a sera colla scimia cieca e storpia che gli avrai data in mia vece. — Bene,» disse Califfo; «ma che debbo fare della terza scimia? — Mettila in libertà, e gettala nel fiume. — Così sia,» ripigliò Califfo, e gettatala nel fiume, prese in ispalla la sporta col pesce.

«Entrò il pescatore nella bottega dell’Ebreo che spiegava la magnificenza d’un monarca, e gli presentò il pesce. — Pei cinque libri di Mosè ed i dieci comandamenti!» sclamò il Giudeo; .«, ecco il regalo