Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/96


84


a ciò che la divota avea indicato alla di lui sorella, e tenendo per la briglia il destriero, si avanzò verso il dervis, e salutandolo.

«— Dio prolunghi i vostri giorni, buon padre,» gli disse, «e vi conceda il compimento de’ vostri voti! —

«Rispose il dervis al saluto del principe; ma in modo sì poco intelligibile, che questi non ne comprese sillaba. Accortosi Bahman che l’impedimento proveniva perchè i mustacchi coprivano la bocca al dervis, e non volendo passar oltre senza prendere da lui le istruzioni, delle quali aveva d’uopo, prese un paio di forbici; ond’era munito, e legato ad un ramo d’albero il cavallo, così gli favellò: — Buon dervis, vi devo parlare, ma i vostri mustacchi m’impediscono di intendervi: permettete, vi prego, di lasciarveli accomodare come anche le sopracciglia che vi sfigurano, e vi fanno parere piuttosto un orso che un uomo. —

«Non si oppose il dervis al disegno del principe: lo lasciò fare, e come il giovane ebbe veduto ch’egli aveva fresco il colorito e pareva molto men vecchio che in fatti non fosse, gli disse: — Buon padre, se avessi uno specchio, vorrei farvi vedere quanto siete ringiovanito. Ora avete sembiante umano; ma prima niuno avrebbe potuto distinguere chi foste. —

«Le carezze di Bahman gli attirarono da parte del dervis un sorriso, con un complimento. — Signore,» gli disse; «chiunque siate, vi sono infinitamente grato dei buon ufficio che vi compiaceste di prestarmi; eccomi pronto ad attestarvi la mia riconoscenza in tutto ciò che possa da me dipendere. Voi avete posto piede a terra, costretto al certo da qualche bisogno. Ditemi cos’è, ed io procurerò, se il posso di contentarvi.

«— Buon dervis,» riprese il principe Bahman, «io vengo d’assai lontano; e cerco l’uccello che parla,