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meglio adatte ad assisterla nel suo parto, di qualunque altra levatrice estranea; ma che non volea eleggerle senza prima ottenere il di lei assenso. La sultana, sensibile alla deferenza di cui il consorte le dava una prova sì gentile, gli disse....»

Scheherazade si fermò a questo passo del suo racconto, rimandandone la continuazione alla domane.


NOTTE CDXVII


— «Sire,» disse la sultana di Persia, «io era disposta a non fare se non ciò che piacesse a vostra maestà di comandarmi; ma poichè ebbe la bontà di volgere lo sguardo sulle mie sorelle, la ringrazio della considerazione ch’ella usa loro per amor mio, e non dissimulo che le riceverò di sua mano con maggior piacere delle estranee. —

«Il sultano Khosru-Schah nominò dunque le due sorelle della sultana per servirle da levatrici, e da quel punto passarono ambedue nel palazzo, con grandissimo loro contento di aver trovata l’occasione opportuna quale potevano mai desiderare, di eseguire la malizia detestabile meditata da tanto tempo contro la minor sorella.

«Giunse l’ora del parto, e la sultana sgravossi felicemente d’un principe bello come il sole; ma la sua bellezza, nè la sua delicatezza furono capaci di intenerire il cuore delle spietate sorelle; avvoltolo di cenci, lo posero in un cestello, ed abbandonatolo alla corrente dell’acqua d’un canale che lambiva il piede dell’appartamento della sultana, produssero in sua