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sero di vendicarlo, e stabilirono di disfarsi del re. Montarono tosto a cavallo, e fecero avanzare le loro truppe verso la capitale con tanta celerità e segreto, ch’erano già padroni di tutto il paese, quando il re ne seppe l’arrivo.

«Azadbakht, non potendo difendersi, domandò alla nuova sposa a qual partito volesse appigliarsi. — A quello che vi sembra più conveniente,» rispose la donna. Il re allora fece allestire i due migliori cavalli della scuderia, ne montò uno e la regina l’altro; e portando seco quant’oro fu lor possibile, fuggirono di notte dalla parte del Kerman, abbandonando la capitale ad Isfehend, il quale, entrato nella città, se ne impadronì.

«La regina, essendo incinta, non rimase a lungo senza sentire le doglie del parto. Era sera, e trovandosi allora vicini ad una montagna, alle cui falde scaturiva una fonte, scesero da cavallo. La regina mise alla luce un fanciullo bello come la luna, spogliossi d’uno de’ suoi vestiti, la cui stoffa era di seta ricamata in oro, vi avvolse il fanciullo, e gli presentò il seno. Essi passarono la notte in quel luogo.

«All’indomani mattina, il re disse alla sposa: — Questo bambino, che doveva portar il colmo alla mia felicità, aumenta oggimai l’orrore della critica nostra posizione: noi non possiamo nè restar qui, nè condurlo insieme; costretti ad abbandonarlo alla Provvidenza, preghiamo Iddio di mandar qualcheduno che ne prenda cura.» A tali parole, versarono ambedue un torrente di lagrime, e lasciato il fanciullo vicino alla fonte, dopo avergli posto accanto una borsa contenente mille pezze d’oro, rimontati a cavallo, continuarono la fuga.

«Dio permise che una banda di ladri, i quali avevano assalita una carovana vicino a quel monte, ed eransi impadroniti di tutto il bagaglio dei viaggiatori, venissero in quel luogo a dividere il bottino. Avendo