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si può certamente dire che non fu mai fatto. Anche questo è vero, ed io lo so al par di te; ma non sono pazza, ed è con tutto il mio buon senno che ti ordino di farlo. Va, inventa, fa il tuo meglio, e porta via lo scrigno; me lo riporterai colle perle che rimarranno, se ve ne fossero più del bisogno.» Il capocuoco non ebbe nulla a replicare, prese lo scrigno e se ne andò. Quel medesimo giorno in fine, Parizade diede gli opportuni ordini per far in modo che ogni cosa fosse nella propria e ben disposta, tanto nella casa come in giardino, per ricevere degnamente il sovrano.»


NOTTE CDXXVI


— Alla domane, i due principi erano sul luogo del ritrovo quando giunse il sultano di Persia, il quale, cominciando a cacciare, continuò sinchè il vivo ardore del sole, che avvicinavasi al più alto punto dell’orizzonte, lo costrinse a porvi termine. Allora, mentre Bahman rimase presso a Firuz— Schah per accompagnarlo, Perviz si pose alla testa del seguito, onde insegnare la strada; quando fu in vista della casa, spronò il cavallo per correre ad avvertir la sorella che il sultano giungeva; ma la gente della principessa, appostata per suo ordine, l’avevano già avvertita, ed il principe la trovò che l’attendeva, pronta a riceverlo.

«Il sultano arrivò, ed entrato nel cortile e sceso davanti al vestibolo, Parizade gli si presentò, gettandosegli a’ piedi; Bahman e Perviz, ch’erano presenti,