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cagionato da cento torce di cera bianca, che altrettanti giovani eunuchi negri portavano in mano; erano questi seguiti poi da cento altri di maggior età, tutti della guardia del serraglio del califfo, vestiti ed armati di sciabola come i precedenti; dietro ad essi veniva il califfo, con Mesrur, loro capo, alla destra, e Vassif, secondo loro ufficiale, alla sinistra.

«Schemselnihar aspettava il califfo all’ingresso di un viale, accompagnata da venti donzelle tutte di portentosa bellezza, ed adorne di collane e d’orecchini di grossi diamanti ed altri gioielli, onde avevano coperta la testa. Cantavano esse al suono de’ loro stromenti, formando un gratissimo concerto. La favorita non vide appena comparire il principe, che, avanzatasi, si prosternò a’ di lui piedi; ma facendo tale atto: — Principe di Persia,» disse fra sè, «se i tristi vostri occhi sono testimoni di ciò che faccio, giudicate del rigore della mia sorte. Davanti a voi solo vorrei così umiliarmi; il mio cuore non ne proverebbe ripugnanza alcuna. —

«Somma fu la gioia del califfo al rivedere Schemselnihar. — Alzatevi, signora,» le disse, «ed accostatevi. Mi dolgo meco stesso d’essermi per tanto tempo privato del piacere di vedervi.» E terminando di parlar così, la prese per mano, e senza cessare dal volgerle cortesi detti, andò a sedere sul trono d’argento che Schemselnihar avevagli fatto apprestare. Sedette poi anch’ella sopra una sedia a lui davanti, e le venti donne formarono, sopra altri sedili, cerchio intorno, mentre i giovani eunuchi che portavano le torce, si dispersero nel giardino a certa distanza gli uni dagli altri, affinchè il califfo con maggior agio potesse godere della frescura notturna.

«Seduto che fu il califfo, guardossi attorno, e vide con molta soddisfazione illuminato tutto il giardino d’infiniti fuochi. Ma osservò che la gran sala