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Non aveva mai veduto una sì bella signora; vederla ed amarla perdutamente fu l’affar d’un momento; tenni sempre gli occhi fitti in lei, e mi parve che dispiacevole non le riuscisse la mia attenzione, poichè mi diede tutto il tempo di mirarla a bell’agio, nè si coprì se non quando ve la costrinse il timore di essere scorta.

«Quando fu rimessa nello stato di prima, mi disse che cercava varie sorta di stoffe delle più magnifiche, che mi nominò, chiedendomi se ne avessi. — Ah! signora,» risposi, «io sono un giovine mercadante che comincio appena a stabilirmi, nè mi trovo abbastanza ricco per avere un negozio sì ben provvisto; sono assai mortificato di non aver nulla a presentarvi di ciò che v’ha fatto venire al bezestin; ma per risparmiarvi l’incomodo di andare girando di bottega in bottega, allorchè saranno giunti i mercadanti, andrò, con vostra licenza, a prender da loro quanto desiderate; me ne diranno il giusto prezzo, e senza andar più innanzi, farete qui le vostre compere.» Essa acconsentì, ed ebbi con lei un colloquio, che durò tanto più a lungo, in quanto che le dava ad intendere che i mercadanti, i quali avevano le stoffe da lei richieste, non erano ancor arrivati.

«Fui non meno dilettato del suo spirito che della bellezza del viso; ma infine bisognò privarsi del piacere della sua conversazione. Corsi a cercare le stoffe che desiderava e scelte ch’ebbe quelle che le piacquero, ne stabilimmo il prezzo a cinquemila dramme in monete d’argento. Ne feci quindi un pacco, che consegnai all’eunuco, il quale se lo pose sotto il braccio. Si alzò essa allora, e partì dopo aver preso commiato da me, che l’accompagnai cogli occhi fino alla porta del bezestin, non cessando dal guardarla finchè non la vidi risalire sulla mula.

«Appena fu scomparsa la dama, m’ accorsi aver-