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NOTTE CXLI


— Il provveditore, parlando al sultano di Casgar: «Il padrone di casa,» proseguì, «non volendo dispensare il mercadante dal mangiare l’ intingolo coll’aglio, comandò ai servi di apparecchiare un bacino ed acqua con kali, un po’ di cenere di quella pianta e sapone, affinchè il giovane si lavasse a piacimento. Dato tal ordine, si rivolse a questi e gli disse: — Fate, dunque come noi e mangiate. Il kali, la sua cenere ed il sapone non vi mancheranno. —

«Il mercadante, mostrandosi quasi in collera della violenza che gli si faceva, stese la mano, ne pigliò un pezzetto cui si pose tremando in bocca, e lo mangiò con una ripugnanza, onde rimanemmo tutti stupiti. Ma con molta maggior sorpresa notammo aver egli quattro soli diti, senza il pollice; e niuno se n’era fin allora avveduto, benchè avesse già mangiato altri cibi. Il padrone di casa subito s’affrettò a dirgli: — Vi manca il pollice! Per qual disgrazia lo avete perduto? Sarà forse stato in qualche occasione, di cui favorirete il racconto alla brigata. — Signore,» rispose egli, «non solo mi manca il pollice alla mano destra, ma benanco alla sinistra.» Nello stesso tempo sporse la mano sinistra, e ci fe’ vedere la verità delle sue parole. — Nè qui è tutto,» soggiunse; «il pollice mi manca egualmente all’uno e all’altro piede, e potete credermelo. Sono storpio in tal guisa per un’avventura inaudita, che non ricuso di raccontarvi, se volete aver la pazienza di udirla; essa vi ecciterà non minor maraviglia che compassione. Ma permettetemi di lavarmi prima le mani.» Sì dicendo, si alzò di tavola, e lavatesi le mani cento venti volte,