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e da tutti ricercato; ma notando che un comitato non affrettavasi a mangiarne, benchè gli fosse davanti, lo invitammo ad allungar la mano al piatto ed imitarci. Ci scongiurò egli di non sollecitarlo a tal proposito. — Mi guarderò bene,» disse, «di toccare un guazzetto, in cui ci sia aglio; non dimenticherò mai quanto mi costò per averne una volta gustato.» Lo pregammo di raccontarci la causa della sua avversione per l’aglio. Ma senza dargli tempo a rispondere: — Così dunque,» gli disse il padrone di casa, «voi fate onore alla mia tavola? Quel manicaretto è delizioso, e vi prego di non dispensarvi dal mangiarne: bisogna che mi facciate questa grazia al par degli altri. — Signore,» rispose il convitato, ch’era un negoziante di Bagdad, «non crediate ch’io lo faccia per una falsa dilicatezza; vi obbedisco se assolutamente lo esigete, ma colla condizione che dopo averne mangiato, mi laverò, con vostra licenza, quaranta volte le mani col kali (1), quaranta altre colla cenere della medesima pianta, ed altrettante col sapone. Non vi dispiacerà ch’io faccia così per non contravvenire al voto da me fatto di non mangiar mai ragù coll’aglio se non a questa condizione...»

Terminando questi detti, Scheherazade, veduto comparire il giorno, tacque; e Schahriar si alzò curiosissimo di sapere perchè avesse quei mercadante giurato di lavarsi centoventi volte, dopo mangiati intingoli coll’aglio. La sultana ne accontentò la curiosità in questa guisa sul finire della notte seguente:

  1. Pianta che alligna sulle rive del mare, e che raccogliesi e si brucia verde. Le sue ceneri danno la soda, ed anche la pianta chiamasi con tal nome.