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trattato con tal ingiustizia, né con tanto rigore. È possibile l’essere capaci di togliere la vita ad un uomo per non aver messo pepe in una torta di crema? Maledette siano tutte le torte, non meno dell’ora che son nato! Avesse voluto Iddio che fossi morto in quel momento! —

«Il desolato Bedreddin non cessò di lamentarsi; e quando si recarono il palo ed i chiodi per inchiodarvelo, mandò a quel terribile spettacolo alte grida: — Oh cielo!» diceva; «puoi tu permettere ch’io muoia di morte sì infame e dolorosa? E per qual delitto mai! Non già per aver rubato, nè ammazzato, nè rinnegata la mia religione; ma per non aver messo pepe in una torta di crema! —

«Siccome molto avanzata era la notte, il visir fece rimettere Bedreddin nella sua cassa, e gli disse: — Sta là fino a domani; non passerà il giorno senza che ti faccia morire.» La cassa fu portata via, e caricata sul camello che l’aveva recata da Damasco. Ricaricarono nello stesso tempo tutti gli altri camelli, e salito a cavallo il visir, si fe’ camminar davanti il camello che portava il nipote, ed entrò nella città seguito da tutti gli equipaggi. Passato così per varie vie, ove non comparve alcuno, essendo tutti ritirati in casa, si recò al suo palagio, ove fece scaricare la cassa, colla proibizione di aprirla finch’ei non lo ordinasse.

«Mentre si scaricavano gli altri camelli, prese il visir in disparte la madre di Bedreddin Hassan e sua figlia, e volgendosi a questa: — Dio sia lodato,» le diss’egli, «figliuola mia, per averci fatto così felicemente trovare il vostro cugino e marito! Ben vi ricorderete dello stato, in cui trovavasi la camera la prima notte delle vostre nozze: andate, fate mettere tutte le cose come stavano allora. Se però non ve lo ricordaste, potrei supplirvi collo scritto che ne feci fare. Io intanto disporrò del resto. —