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NOTTE CXVIII


— «Quando il visir Schemseddin Mohammed ebbe udito dalla cognata, che dovea essere stato Bedreddin Hassan a far la torta di crema portata dall’eunuco, ne risentì inconcepibil gioia; ma riflettendo poi essere tal gioia senza fondamento, e che, secondo tutte le apparenze, falsa riuscir dovea la congettura della vedova di Nureddin Alì, le disse: — Ma, signora, perchè avete questa opinione? Non può esistere al mondo un pasticciere, il quale sappia far torte di crema al par di voi? — Convengo,» rispos’ella, «che forse vi possono essere pasticcieri capaci di farne di egualmente buone; ma siccome io le impasto in una maniera affatto particolare, e che niun altro, fuor di mio figliuolo, ne possiede il segreto; così bisogna assolutamente sia egli, e non altri, che abbia fatto questa. Rallegriamoci, fratello,» soggiunse con trasporto; «abbiamo finalmente trovato colui che da tanto tempo cerchiamo. — Signora,» replicò il visir, «moderate, ve ne prego, la vostra impazienza: in breve sapremo cosa dobbiam pensarne. Basta far venir qui il pasticciere: se è Bedreddin Hassan, ben lo riconoscerete, mia figlia e voi. Ma bisogna nascondervi entrambe, e che lo vediate senza esserne vedute; non voglio che la nostra ricognizione si faccia a Damasco: ma penso di prolungarla fino al nostro ritorno al Cairo, ove mi propongo di darvi un gratissimo divertimento. —

«Ciò detto, lasciò le dame sotto la loro tenda, e recatosi nella propria, fere venire cinquanta de’ suoi, ai quali disse: — Prendete ognuno un bastone, e se-