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pianto e nel ritiro, senza vedere alcuno e senza nemmeno andar a fare i suoi doveri al sultano di Balsora, il quale, irritato di tal negligenza, e risguardandola come segno di disprezzo per la sua corte e per la propria persona, si lasciò trasportare dalla collera in modo, che nel suo furore fatto chiamare il nuovo gran visir (avendone eletto uno appena saputa la morte di Nureddin Alì), gli ordinò di trasferirsi alla casa del defunto, e confiscarla con tutti gli altri suoi palazzi, terre ed effetti, senza lasciar nulla a Bedreddin Hassan, di cui anzi comandò d’impadronirsi.

«Il nuovo gran visir, accompagnato da buon numero di uscieri del palazzo, di gente della giustizia ed altri ufficiali, non tardò a porsi in istrada per eseguire la sua commissione. Intanto uno schiavo di Bedreddin Hassan, il quale trovavasi a caso in mezzo alla folla, appena ebbe saputo il disegno del visir, corse tosto ad avvisarne il padrone, cui trovò seduto sotto il vestibolo della casa, e tanto afflitto come se il padre fosse morto allora. Gettossi a’ suoi piedi tutto ansante per la corsa, e baciatogli il lembo della veste: — Fuggite, signore,» gli disse, «mettetevi in salvo prontamente. — Che cosa è stato?» chiese Bedreddin alzando la testa; «che nuova rechi? — Signore,» colui rispose, «non c’è tempo da perdere. Il sultano è in terribil collera con voi, e vengono da parte sua a confiscarvi tutte le sostanze, ed impossessarsi anche della vostra persona. —

«Il discorso dello schiavo fedele pose Bedreddin Hassan nella massima perplessità. — Ma non posso,» disse, «avere neppur il tempo di entrar a prendere qualche danaro e le mie gioie? — Signore,» replicò lo schiavo, «il gran visir sarà qui fra poco. Partite sull’istante, salvatevi.» Alzossi subito Bedreddin dal sofà su cui si trovava, posò i piedi nelle pappucce, e copertasi la testa con un lembo della veste per na-