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cordarla loro. Riguardo a voi, io vi amo, e vi trovo sì degno della mia parentela, che preferendovi a quanti l’hanno richiesta, son pronto ad accettarvi per genero. Se vi piace l’offerta, dichiarerò al sultano, mio padrone, di avervi adottato per un tal matrimonio, e lo supplicherò di accordarmi per voi la sopravvivenza della mia dignità di gran visir nel regno di Balsora; nello stesso tempo avendo io bisogno di riposo nella estrema vecchiaia in cui sono, non solo vi abbandonerà l’amministrazione di tutti i miei beni, ma ben anche quella degli affari dello stato. —

«Il gran visir di Balsora non ebbe appena finito quel discorso pieno di bontà e generosità, che Nureddin Alì, gettatosi a’ suoi piedi, e con termini che esternavano la gioia e la riconoscenza ond’era penetrato il suo cuore, gli dichiarò d’essere disposto a fare la di lui volontà. Allora il gran visir, chiamati i primari ufficiali della sua casa, ordinò loro di far addobbare la gran sala del palazzo o preparare un magnifico banchetto; e poscia mandò a pregare tutti i signori della corte e della città di voler recarsi da lui. Quando furono tutti radunati, siccome Nureddin lo aveva informato della sua condizione, disse a quei signori, giudicando opportuno di così parlare per soddisfazione di quelli de’ quali aveva rifiutata la parentela: — Sono assai contento, o signori, d’istruirvi d’una cosa che fino a questo giorno tenni segreta. Ho un fratello, che è gran visir del sultano d’Egitto, come io ho l’onore di esserlo del sultano di questo regno. Ha egli un figlio unico, che non volle ammogliare alla corte d’Egitto; e me l’ha mandato per isposare mia figlia, onde riunire così i nostri due rami. Questo figlio, che al suo arrivo io riconobbi per nipote, e faccio mio genero, è il giovine signore che qui vedete, e ch’io vi presento. Spero vorrete fargli l’onore d’assistere alle sue nozze, cui ho risoluto di