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costui in groppa, e giunti a quella città, Nureddin Alì, posto piede a terra, lo ringraziò del piacere fattogli. Mentre andava per le vie cercando alloggio, vide venire un signore accompagnato da numeroso seguito, ed al quale tutti gli abitanti facevano grandi onori, fermandosi per rispetto finchè fosse passato. Fermossi Nureddin come gli altri. Era il gran visir del sultano di Balsora, che mostravasi per la città, onde mantenervi colla sua presenza il buon ordine e la tranquillità.

«Avendo quel ministro volto per caso lo sguardo sul giovane, lo trovò di fisonomia simpatica; si mise ad osservarlo con compiacenza, e passandogli vicino, vedutolo in abito di viaggiatore, si fermò per chiedergli chi fosse e d’onde venisse. —

«— Signore,» rispose Nureddin Alì, «io sono d’Egitto, nato al Cairo, ed abbandonai la patria per un dispetto sì giusto contro un mio parente, che presi la risoluzione di viaggiare per tutto il mondo, e morire piuttosto che tornarvi.» Il gran visir, vecchio venerabile, udite quelle parole, gli disse: — Figliuolo, guardatevi dall’effettuare il vostro disegno. Non v’ha pel mondo che miseria, ed ignorate i mali che soffrireste. Venite, seguitemi piuttosto, vi farò forse dimenticare il motivo che vi costrinse ad abbandonare il vostro paese. —

«Nureddin Alì seguì il gran visir di Balsora, il quale, conosciutone in breve le belle qualità lo prese ad amare in modo che un giorno, conversando seco lui in particolare; gli disse: — Figliuolo, io sono, come vedete, in età tanto avanzata, da non esservi apparenza ch’io viva ancora a lungo. Il cielo mi diede una figlia unica non meno bella di voi, e ch’è presentemente in età da marito. Parecchi dei più possenti signori di questa corte me l’hanno già domandata pei propri figliuoli; ma finora non potei risolvermi ad ac-