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della mia avventura. — Eravate caduto,» mi dissero, «nelle mani del vecchio del mare, e siete il primo ch’egli non abbia strangolato, non avendo esso mai abbandonato coloro, de’ quali riuscì ad impadronirsi, se non dopo averli soffocati. Egli ha resa famosa quest’isola pel numero delle persone da lui uccise: i marinai ed i mercatanti che vi scendevano, non osavano inoltrarsi che in buon numero. —

«Quando m’ebbero informato di tali cose, mi condussero alla nave, il cui capitano m’accolse con piacere allorchè seppe ciò che m’era accaduto. Rimise presto alla vela, e dopo qualche giorno di navigazione, approdammo al porto d’una grande città, le cui case erano fabbricate di pietra.

«Un mercadante del vascello, col quale aveva stretto amicizia, m’indusse ad accompagnarlo, e condottomi ad un albergo destinato ad accogliere gli stranieri, mi consegnò un sacco; poi, raccomandatomi ad alcune persone della città che portavano sacchi ai par di me, e pregatili a condurmi seco loro a raccogliere noci di cocco: — Andate,» mi disse, «seguiteli, fate quello che li vedrete fare, e non vi allontanate da loro, poichè mettereste a repentaglio la vita.» Mi diede viveri per tutta la giornata, ed io partii con quella gente.

«Giungemmo ad una selva d’alberi assai alti e dritti, col tronco sì liscio, che non si poteva aggrapparvisi per salire fino ai rami ov’erano i frutti; alberi tutti di cocco, di cui dovevamo abbattere il frutto e riempirne i sacchi. Entrando nel bosco, vedemmo un gran numero di scimmie grandi e piccole, le quali, appena ci scoprirono, presero la fuga, arrampicandosi sugli alberi con sorprendente agilità.»

Voleva Scheherazade proseguire, ma il giorno, che spuntava, glielo vietò, e la notte seguente riprese in questi sensi: