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NOTTE XXXIII
Un’ora prima di giorno, Scheherazade continuò a narrare ciò che accadde fra le dame ed i calenderi:
— Avendo i calenderi mangiato e bevuto a sufficenza, esternarono alle dame che si farebbero un vero piacere di dar loro un concerto, se esse avessero strumenti in casa. Accettata con gioia l’offerta, la bella Safia si alzò e andò in persona a prenderli; tornata poco dopo, presentò loro un flauto del paese, un flauto persiano ed un tamburello. Ciascun calendero ricevette dalla mano di lei lo strumento che gli piacque di scegliere, e cominciarono tutti e tre a suonare un’aria. Le dame, le quali sapevano alcune strofe su quella musica, che era delle più gaie, l’accompagnarono colle voci; ma di tanto in tanto interrompevansi con grandi scoppi di risa, provocati dalle parole. Nel più bello del divertimento, e quando la brigata era nella maggior allegria, si udì bussare di nuovo alla porta. Safia, cessando dal canto, andò a vedere chi fosse.
«Ma sire,» disse in questo punto Scheherazade, «fa d’uopo che vostra maestà sappia perchè si bussasse sì tardi alla porta delle dame: eccone il motivo. Il califfo Aaron-al-Raschid era solito girare di frequente alla notte incognito, per sapere in persona se tutto nella città fosse tranquillo, e se non vi si commettessero disordini. Quella notte era il califfo uscito di buon’ora, accompagnato da Giafar1, suo gran
- ↑ Giafar, della famiglia de’ Barmecidi, favorito di Aaron Alrascid, di cui aveva sposata la sorella Abassa, a condizione che non fruissero degli amorosi piaceri. L’ordine fu in breve