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sapere che cosa sarebbe accaduto nel castello, che Schahriar lasciò ancora in vita la sultana.


NOTTE XXI


Non fu tarda Dinarzade a destare la sultana sul finir di questa notte. — Cara sorella,» le disse, «ti prego di raccontarci cosa sia avvenuto in quel bel castello in cui ci lasciasti ieri.» Scheherazade ripigliò tosto la novella del giorno precedente, volgendosi sempre a Schahriar.

— Sire,» ella disse, « non vedendo dunque il sultano alcuno nel cortile in cui si trovava, entrò in varie grandi sale, il cui suolo era coperto di serici tappeti, i palchetti ed i sofà di stoffa della Mecca, e le portiere de’ più ricchi broccati d’oro e d’argento delle indie. Passò poscia in un salone maraviglioso in mezzo al quale sorgeva una fontana con un lione d’oro massiccio a ciascun lato. I quattro lioni gettavano acqua dalla bocca, e quell’acqua, cadendo, formava diamanti e perle, lo che ben accoppiavasi ad uno zampillo che, innalzandosi dal mezzo del bacino, arrivava quasi a toccare il fondo d’una volta dipinta a rabeschi. Era il castello circondato da tre parti da un giardino, leggiadramente abbellito di aiuole, laghetti, boschetti e mille altre delizie; a compimento poi di tante maraviglie, un’infinità di uccelletti riempivano l’aria de’ loro armoniosi ghorgheggi, facendo ivi costante soggiorno, impediti com’erano d’uscirne da reti tese al di sopra degli alberi e del palazzo. Il sultano passeggiò a lungo di appartamento in appartamento, ove tutto gli parve grande e magnifico; stanco infine di camminare, si adagiò in un gabinetto aperto, che guardava sul giardino, dove, piena la fantasia di quanto aveva ve-