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62 le confessioni d'un ottuagenario.

costumi contro le perversità mondane. È merito loro se molte anime deboli diventano così forti e sublimi, da appoggiare ogni speranza in Dio, e da riguardare le parole d’un semplice voto come una barriera insuperabile che le divide per sempre dal consorzio de’ tristi e degli increduli. Gli è vero, — soggiunse ella chinando il capo, — che restiamo congiunte ad essi col vincolo spirituale dell’orazione, la quale, vogliamo sperarlo, gioverà a salvarne qualcuno dagli artigli infernali.

— Oh presto presto i tristi e gl’increduli sciorranno i vostri voti! — sclamò Lucilio con voce tonante. — La società è opera di Dio, e chi si ritragge da essa ha il rimorso del delitto, o la codardia dello spavento, o la dappocaggine dell’inerzia nell’animo!... — In quanto a voi (e si volgeva specialmente alla Clara), in quanto a voi che avete pervertito la coscienza vostra disumanandola, quanto a voi che salite al cielo calpestando il cadavere d’uno che vi ama, che non vede, che non vive, che non pensa che per voi, oh abbiatevi sul capo l’ira e la maledizione...

— Basta, Lucilio! — sclamò la donzella con piglio solenne. — Volete saper tutto? Or bene ve lo dirò!... I voti ch’io pronuncierò domenica solennemente dinanzi all’altare di Dio, gli ho già espressi col cuore dinanzi al medesimo Dio in quella notte fatale, che i nemici della religione e di Venezia entrarono in questa città. Fummo otto ad offerire la nostra libertà, la nostra vita, per l’allontanamento di quel flagello, e se quegli infami, quegli scellerati saranno costretti ad abbandonar la preda sì vilmente guadadagnata, Dio avrà forse benignamente riguardato al nostro sacrifizio! —

La madre Redenta ghignò sotto la cuffia, Lucilio dimise un poco dal suo furore, e mosse alcun passo verso l’uscio: indi tornò presso alla Clara quasi gli fosse impossibile di abbandonarla a quel modo.