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capitolo nono. 411

quelle scienze che vado disseccando alla maniera dei notomisti? Gli è, caro mio, che l’amore della verità vince tutti gli altri in purità ed in altezza. La verità, per quanto povera e nuda, è più adorabile, è più santa della bugia incamuffata e suntuosa. Perciò ogni volta ch’io le tolgo di dosso qualche fronzolo, qualche orpellatura, il cuore mi balza nel petto, e la mia mente si cinge d’una corona trionfale! Oh benedetta quella filosofia, che mortali, deboli, infelici pur c’insegna che possiamo essere grandi nell’uguaglianza, nella libertà, nell’amore!..... Ecco il mio foco, Carlino; ecco la mia fede, il mio pensiero di tutti i giorni, di tutti i momenti! Verità ad ogni costo, giustizia uguale per tutti, amore fra gli uomini, libertà nelle opinioni e nelle coscienze!..... Qual essere ti parrà più grande e più felice di quello che tende con ogni sua forza a fare dell’umanità una sola persona concorde, sapiente, e contenta per quanto lo permettono le leggi di natura?..... Oggi poi, oggi che queste idee ingigantiscono, e pesano fremendo sulla sfera riluttante dei fatti, oggi che io veggo affievolirsi sempre più quella nebbia che le nascondeva agli occhi degli uomini, chi più felice di me?..... Oh questa, questa, amico mio, è la vera calma dell’animo!..... Sollevati una volta a quella fede libera e razionale, nè fortune avverse, nè tradimento, nè dolori potranno turbare la serenità dello spirito. Son forte, incrollabile in me, perchè credo e spero in me e negli altri! —

Figuratevi! Durante questa professione di fede che rispondeva sì bene a miei bisogni, io diventava di tutti i colori. Mi ricordo che non mi bastò il cuore di soggiungere una sola parola, e Amilcare credette ch’io non ne avessi proprio capito un’acca. Tuttavia se non aveva capito, aveva tremato. Vergognai di me che aveva ondeggiato sì a lungo; ebbi compassione del padre Pendola e dell’avvocato Ormenta (i quali, sia detto di volo, non ne abbisognavano