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184 le confessioni d’un ottuagenario.

saputo che l’era presso il cappellano, andarono franchi alla canonica. Picchia, ripicchia, chiama e richiama, finalmente il cappellano tutto sonnacchioso venne ad aprire facendo lo gnorri e domandando cosa chiedessero.

— Ah, cosa chiediamo! — rispose furiosamente Gaetano lanciandosi verso la campagna che s’apriva dietro alla canonica, e nella quale si vedeva un uomo a cavallo che se la batteva di gran galoppo. — Eccolo chi cerchiamo! Venite, venite voi altri! Il signor cappellano ce la pagherà in seguito! —

Il povero prete cascò sopra una seggiola sfinito dallo spavento, e i quattro buli si diedero a correre traverso i solchi, sperando che le piantate ed i fossi rallentassero la corsa del fuggitivo. Ma la gente era d’avviso che se lo Spaccafumo non si lasciava prendere correndo a piedi, meno che meno poi questa disgrazia gli sarebbe avvenuta allora che fuggiva a cavallo. I signori buli ci avrebbero rimesso il fiato per nulla.

Queste cose si sapevano già nel castello di Fratta, e se ne discorreva come di gravi e misteriosi avvenimenti, quando ci tornammo noi tre, la Pisana, il figliuolo dello speziale ed io. Il conte ed il cancelliere correvano su e giù in cerca del capitano e di Marchetto; Fulgenzio era volato al campanile, e sonava a stormo come se il fienile avesse preso fuoco; monsignor Orlando sfregolandosi gli occhi domandava che cos’era stato, e la contessa si affacendava nell’ordinare che si sbarrassero porte e finestre, e si ponesse insomma la fortezza in istato di difesa. Quando Dio volle il capitano ebbe in pronto tre uomini, i quali con due moschetti ed un trombone si schierarono nel cortile ad aspettare gli ordini di Sua Eccellenza. Sua Eccellenza comandò andassero in piazza a vedere se la quiete non era turbata, e a prestar man forte alle altre autorità contro tutti i malviventi, ed in ispecialità contro il nominato Spaccafumo